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Leonardo Citti, dalla Juventus all'Urbino Taccola. "Gli infortuni hanno condizionato la mia carriera. Buffon impressionante, Chiellini una persona eccezionale"

L'estremo difensore lucchese, da dicembre in forza alla formazione di Uliveto Terme, ha vestito le maglie di Juventus Primavera e Nazionale Under 19. "Mi ritengo fortunato ad aver vissuto un'esperienza del genere"

Un portiere come Leonardo Citti, nel campionato di Promozione, è un vero e proprio lusso. Lo sa bene l'Urbino Taccola, che appena ha fiutato la possibilità di ingaggiare nel mercato invernale l'estremo difensore originario di Lucca non ci ha pensato su due volte. D'altronde il curriculum di Citti parla chiaro: giovanili della Lucchese, poi il salto alla Juventus, dove si afferma tra i migliori portieri italiani emergenti, passando dagli Allievi alla Primavera fino a collezionare alcune convocazioni con la Prima Squadra allenata da Antonio Conte, oltre a varie presenze con le Under della Nazionale. Poi i prestiti in Lega Pro, a Gubbio e a Pontedera, e da quel momento la discesa in Serie D ed Eccellenza fino ad Uliveto Terme. "Ho pagato un po' di incostanza di rendimento, ma sono stato anche molto sfortunato" - confessa Citti nell'intervista rilasciata a PisaToday - "Alla Juventus persone eccezionali prima che grandissimi giocatori. Qui all'Urbino Taccola mi fa molto piacere essere al centro del progetto".

Ciao Leonardo, la prima domanda è d'obbligo: cosa hai provato quando a 15 anni hai ricevuto la chiamata della Juventus? 

Anche solo a ripensarci ho i brividi. Ero un ragazzino e un giorno arrivò una lettera a mio padre con lo stemma della Juventus, non mi dimenticherò mai del momento: stavo giocando alla Playstation, a FIFA, quando lui mi disse che ero stato selezionato per un provino. È stata un'emozione immensa, peraltro sia io che la mia famiglia siamo juventini. A dicembre sostenni il provino e fortunatamente andò bene, ma mi trasferii a Torino solo ad agosto per poter concludere l'anno di seconda superiore, nonostante la società avrebbe voluto già a gennaio. 

Com'è stato l'ambientamento a Torino in campo e fuori?

Venendo dalla Lucchese, quindi da una società professionista che al tempo aveva un settore giovanile ambizioso, pensavo che sarebbe stato più facile, invece i primi mesi ho fatto un po' fatica perchè i ritmi erano completamente diversi, ci si allenava tutti i giorni e tutto il pomeriggio lo passavo al campo. Fuori dal campo per un ragazzo di 16 anni non è semplice trovarsi in convitto con sessanta ragazzi, in una città nuova e bisogna sapersi arrangiare. Fortunatamente col gruppo mi sono sempre trovato bene e lo stesso con gli allenatori. Ti racconto un aneddoto: il mio mister negli Allievi della Juventus era Fabrizio Del Rosso e lo scorso anno ho avuto il piacere di allenare suo nipote come portiere al Tau Calcio. A Torino i campi e gli ambienti sono stratosferici e ricordo ancora quando mister Baroni avvertiva noi della Primavera su quello a cui saremmo andati in contro in Lega Pro/Serie D, che è ben diverso dai servizi e dalle comodità che avevamo alla Juventus. Ripensandoci, posso solo dire di aver avuto una gran fortuna a vivere un'esperienza del genere.

La Primavera con mister Baroni, ma anche gli allenamenti e alcune convocazioni con la Prima Squadra.

Per gli allenamenti noi portieri andavamo spessissimo a turno con la Prima Squadra. Poi, nell'ultimo anno di Primavera (allenatore Fabio Grosso), si fece male Rubinho e andai a fare il terzo portiere in Prima Squadra per 3 partite. La prima fu un Inter-Juventus a San Siro e non mi scorderò mai la bordata di fischi appena entrati in campo per il riscaldamento: ci vuole carattere, grinta, perché le prime volte non è facile non essendo nella quotidianità di un ragazzo. In seguito, sempre come terzo portiere, andai in tribuna per due gare di Champions League, ma la seconda, in casa col Galatasaray, non ebbi modo di vederla perché partii subito la sera per andare con la Nazionale per le qualificazioni all'Europeo. 

Alla Juventus hai avuto modo di vedere da vicino un numero incredibile di campioni. Cosa e chi ti ha colpito di più?

Questa è una cosa che racconto molto volentieri. Solitamente ci si aspetta che giocatori di quel calibro siano distaccati in virtù della loro fama/carriera, ma in realtà è il contrario: ricordo bene con piacere Chiellini sempre molto disponibile e come lui altre persone eccezionali, dalle quali si capisce lo spessore umano che sta dietro al giocatore. Sul campo poi, il livello dei giocatori era così alto che tutti mi hanno colpito in qualcosa: in particolare direi ovviamente Buffon (impressionante, sempre sul pezzo, faceva le cose con una semplicità assurda), poi Pogba che era un ragazzino ma si vedeva fosse un fenomeno e gente fuori dal comune come Tevez e Pirlo. Standogli vicino ci si rende conto che, nonostante abbiano doti calcistiche straordinarie, sono persone normali, umane, molto socievoli e disponibili.

Tornando alla tua carriera: dopo la Juventus, le esperienze con Gubbio e Pontedera, prima di scendere in D ed Eccellenza. Cosa è andato storto?

Essere catapultato subito in Lega Pro e sperare di giocare non è facile, soprattutto per un ruolo particolare come quello del portiere che si basa molto sull'esperienza, l'equilibrio e la costanza di rendimento. Ecco, forse mi è mancata un pochino questa cosa qui. Poi non posso negare che a Gubbio ho trovato davanti a me un grande portiere come Iannarilli (attuale numero 1 della Ternana in B). A Pontedera potevo fare di più, ma sono stato anche sfortunato perché sono stato fermo per infortunio in totale sei mesi e le quattro partite che ho fatto tutte lontane tra loro vista la continua recidiva di strappi muscolari. Lì ho perso il treno, anche perchè avevo un contratto particolare, che prevedeva il prolungamento in base al raggiungimento di un tot di presenze. Sono scalato ad Over e in quel periodo c'era la "moda" di giocare col portiere Under, per cui accettai di fare il secondo a Ghivizzano con la speranza di essere confermato per l'anno seguente, ma non andò così. La stagione successiva sono andato al Castelvetro e poi la felice esperienza al Tau Calcio con mister Cristiani, una società che mi è rimasta nel cuore per ambiente e organizzazione, infine Real Forte Querceta e Urbino Taccola.

Quale motivo ti ha spinto a scendere in Promozione per vestire la maglia dell'Urbino Taccola?

Il fatto che fin dalla prima chiamata del direttore Franchi la società fosse super intenzionata a volermi ad Uliveto, tanto da chiamarmi quasi quotidianamente. Questo mi ha fatto molto piacere, poi ho dovuto fare i miei calcoli tra fine degli studi e lavoro e la presenza di un altro ragazzo che conosco bene di Lucca, Nardi, ha aiutato. La Serie D iniziava ad essere un impegno troppo grande e ad un certo punto bisogna fare delle scelte, così ho deciso di cogliere quest'opportunità, anche perché qui mi hanno messo al centro del progetto. Spero si torni presto in campo.

Che potenzialità vedi in questa squadra e quali sono i tuoi propositi per il futuro a livello calcistico?

Avevo già parlato con alcuni ragazzi che erano passati dall'Urbino Taccola e me ne hanno sempre parlato bene. Io credo che ci sia tutto per fare bene e sicuramente bisognerà stare sempre sul pezzo perchè siamo una squadra giovane. Ci sono giocatori importanti per la categoria, il mister è preparato, la società dal presidente al direttore a tutti coloro che ci seguono mi pare splendida e vedo anche che c'è un attaccamento particolare per quanto riguarda il tifo. Sicuramente mi farebbe piacere fare bene con l'Urbino Taccola per la squadra e per un fatto personale, magari tornando a giocare in Eccellenza con questa maglia: è una categoria che ho già fatto, molto competitiva, e permette di allenarsi facendo combaciare il lavoro.

Ringraziamo Leonardo Citti per la disponibilità.

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