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Manifestarono alla Stazione contro Petroni: denunciati alcuni tifosi nerazzurri

Il 30 agosto 2016 circa duemila persone accorsero alla manifestazione organizzata dalla Curva Nord per protestare contro la gestione societaria della famiglia Petroni. Quattro anni e mezzo dopo sono arrivate le denunce

Erano in duemila quel giorno, ma idealmente un'intera città aveva raccolto l'ennesimo appello della Curva Nord, dietro lo slogan 'Pisa non si piega', per ribadire ancora una volta la netta opposizione contro la gestione della famiglia Petroni. Bisogna riavvolgere il nastro della memoria e tornare all'estate 2016, quella che accompagnò Pisa e il Pisa verso una Serie B martoriata e vessata dalle vicende societarie.

Fabio Petroni e il resto della dirigenza messa insieme alla bell'e meglio nei mesi precedenti stava contribuendo a far colare a picco il sodalizio nerazzurro, vanificando gli sforzi della squadra guidata da Gennaro Gattuso e infrangendo i sogni dell'intera tifoseria. I gruppi organizzati della Curva Nord si misero alla testa delle proteste pacifiche che punteggiarono i mesi che portarono, nel dicembre del 2016, al passaggio di consegne del club nelle mani di Giuseppe Corrado.

Una delle manifestazioni fu organizzata su alcuni binari periferici della Stazione centrale nel tardo pomeriggio del 30 agosto: risposero, come di consueto, in tantissimi. Gruppi di amici, padri con figli, tifosi di tutti i settori dello stadio: uniti nella protesta contro la mala gestione targata Petroni. A distanza di oltre quattro anni e mezzo per alcune delle persone presenti quel giorno è scattata la denuncia "per interruzione di pubblico servizio". A questa notizia ha risposto immediatamente il tifo organizzato nerazzurro, firmando il comunicato con lo slogan che contribuì, in prima linea, alla 'liberazione' della città: 'Pisa non si piega'.

"Si dice sempre che non c’è più memoria ma sia in città che sui media in tanti hanno ricordato, in questi giorni, la mobilitazione popolare che portò per le strade, all’Aeroporto, in Stazione, migliaia di persone - si legge nel comunicato - che non accettavano di vedere la propria realtà sportiva, e la propria città, in mano a personaggi che poi si sono rivelati per quel che sono anche lontano da qui, nelle successive avventure concluse sempre come si sarebbero chiuse a Pisa: debiti e fallimenti. In definitiva, macerie".

"In compenso, come tutti avranno letto, sono arrivate le denunce, sempre con quel tempismo particolare che si fa fatica a considerare casualità" sottolinea la nota. "E come sempre hanno colpito nella moltitudine, denunce sparse tra le 2000 persone accorse quel giorno. Senza nessun senso, o criterio. Una spruzzata di repressione a caso, per un evento che non solo è stato rivendicato e seguito, al tempo, da una città intera, ma che, come dicevamo, è stato richiamato e celebrato, nelle idee e nei risultati, non solo da tifoseria e città, ma anche dalla stampa, come un punto di partenza per la rinascita neroazzurra. E per questa lotta, dopo anni, qualcuno dovrebbe trovarsi a pagare, a livello giudiziario ed economico. Noi non ci stiamo".

La conclusione: "Crediamo che tutta Pisa sia 'colpevole', se si vogliono trovare colpevoli per questo 'irrimediabile dolo' di cinque anni fa, e che tutta la città, non solo la tifoseria, debba stringersi intorno alle persone colpite, supportandole, aiutandole, sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto, portando alla luce questo ennesimo scandalo. E in secondo luogo, mettendo in campo tutte le iniziative necessarie, con una premessa: siamo tutti da denunciare, quelli che c’erano fisicamente, come quelli che al tempo e adesso rivendicano l’azione come un grande segnale di attaccamento e passione, e non come un semplice reato".

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