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Marconi non ci sta: "Mai pronunciate parole razziste"

Il centravanti del Pisa si difende pubblicamente dall'accusa di frasi razziste. "Il Chievo vuole strumentalizzarmi"

Michele Marconi non ci sta e lo grida forte. Il centravanti nerazzurro, finito nell'occhio del ciclone per l'accusa di razzismo lanciatagli martedì scorso da Joel Obi e da tutto il Chievo. La società veneta rimane ferma sulla sua posizione: Marconi, a fine primo tempo della partita disputata all'Arena Garibaldi, si sarebbe rivolto al centrocampista nigeriano con un epiteto discriminatorio.

Il numero 31 nerazzurro, dopo aver incassato il supporto totale della società di via Battisti, ha scelto di difendersi pubblicamente sfruttando le colonne de La Gazzetta dello Sport. Nell'edizione odierna il centravanti spiega che "non ho insultato nessuno, tantomeno con frasi razziste". E prosegue: "Il mio testimone di nozze è di colore, ho tantissimi amici di colore e nel corso della mia ho avuto anche moltissimi compagni di colore. Come posso essere accusato di razzismo?".

E poi il centravanti prosegue: "Il Chievo fin dall'inizio della partita ha tenuto un atteggiamento provocatorio nei nostri confronti. Eravamo tutti molto nervosi. Ma non accetto di essere strumentalizzato su un tema che dovrebbe essere combattuto realmente, con i fatti, e non con i comunicati o per condizionare un arbitro, come invece ha fatto il Chievo in campo e negli spogliatoi".

Sul piano disciplinare per il momento la vicenda non ha avuto esiti: il giudice sportivo infatti ha squalificato per una giornata esclusivamente Siega, espulso nel finale del match. Nessuna sanzione invece per Michele Marconi. L'ultimo capitolo però deve ancora essere scritto: la Procura federale infatti ha aperto un'inchiesta per chiarire definitivamente l'accaduto. Secondo il Pisa si tratta di una semplice formalità, ma in ogni caso i funzionari oggi interrogheranno la parte veronese e, se lo riterranno opportuno, ascolteranno anche la versione nerazzurra.

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