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Pisa S.C. 1909: l'importanza della condizione psicologica nei playoff

I nerazzurri dovranno trarre i giusti insegnamenti dalla stagione regolare, per affrontare con carattere e personalità i playoff. Mister Petrone ha tre settimane per plasmare ulteriormente il gruppo

Con molti rimpianti, con alcune recriminazioni e con la consapevolezza di potersi rifare con gli interessi nelle prossime settimane. Il campionato del Pisa è terminato sabato 28 aprile con l'indolore sconfitta di Arezzo, ma la stagione riserva a tutto l'ambiente nerazzurro un'appendice da vivere tutta d'un fiato. Il 20 maggio infatti la truppa di mister Petrone entrerà in gioco nei playoff, che decreteranno la quarta squadra promossa dalla Serie C alla Serie B. Ed il Pisa ha l'obbligo di disputare gli spareggi con il chiaro obiettivo di dimostrare di essere più forte del resto della concorrenza.

Occasione sprecata dalle 'seconde linee'

Nonostante la partita in termini di classifica non avesse praticamente alcun valore, per alcuni giocatori del Pisa è stata comunque un'altra - l'ennesima, se si guarda complessivamente al campionato - occasione sprecata. Mister Petrone sia per la situazione degli squalificati, sia per la precisa volontà di testare la condizione psco-fisica di alcuni giocatori che nelle ultime settimane si erano visti meno in campo, aveva proposto una rotazione nei titolari in tutte le zone del campo. Il risultato finale è che nessuno, o quasi, degli interpreti scesi sul terreno del 'Comunale' di Arezzo ha risposto positivamente all'esame del suo allenatore.

Nessuno si è saputo mettere a capo della squadra e guidarla, attraverso il proprio esempio e la propria prestazione, verso un risultato positivo che avrebbe in ogni caso contribuito ad aggiungere fiducia e autostima nello spogliatoio. E' arrivata invece una sconfitta che ha sottolineato ancora una volta i limiti della rosa.

Vulnerabili a ritmi bassi

Lo ha chiaramente affermato lo stesso Mario Petrone nelle dichiarazioni dopo il 90'. Questo Pisa se cala il livello della concentrazione, della ferocia agonistica e della voglia di vincere, si trasforma in una squadra prevedibile e vulnerabile. Se i nerazzurri non giocano a ritmi alti, corrono il rischio di essere presi d'infilata da qualsiasi avversario. E contro l'Arezzo si è riproposta purtroppo una prestazione andata in scena troppe volte nel corso della stagione regolare. 

Ovviamente quello con gli amaranto non è l'indizio principale che ci possa condurre ad una prova evidente, visto che soltanto i padroni di casa avevano una posta in palio importante. Però si può certamente dire che ancora una volta i nerazzurri si sono persi nei loro limiti tecnici e caratteriali. Possesso palla buono dal punto di vista qualitativo, ma tremendamente sterile in fase di attacco alla porta avversaria. Buona disposizione tattica, ma agonismo e 'cattiveria' vicini allo zero. Un 'piattume' che ha finito per far scivolare la gara sui binari dell'anonimato. Un andamento a cui molte volte si è assistito da agosto a oggi, e che ha fatto alzare i toni delle dichiarazioni di Mario Petrone.

Mettere in campo il lavoro settimanale

"Così non si va da nessuna parte", ha affermato il tecnico nerazzurro dalla sala stampa dello stadio aretino. "In settimana avevamo provato alcune cose, ma non siamo riusciti a riproporne neanche una. Avremmo dovuto giocare a due tocchi massimo, cercando la verticalizzazione. Invece abbiamo sbagliato troppo". Parole che lasciano capire tutta la delusione dell'allenatore nerazzurro per una partita che avrebbe dovuto fornirgli tutt'altre indicazioni. Non dal punto di vista del risultato, è ovvio, ma della prestazione e dell'interpretazione. Anche durante la conferenza stampa di presentazione della trasferta il mister nerazzurro aveva specificato che "per i playoff la nostra linea guida dovrà essere la settimana terminata con la bella vittoria contro il Pontedera".

Il Pisa quindi deve riprendere il lavoro di preparazione ai playoff da quella partita e da quanto fatto durante gli allenamenti che hanno condotto a quel 3-1 interno. Ci sono tre settimane piene per poter arrivare all'appuntamento con il 20 maggio al meglio della condizione atletica e, soprattutto, psicologica. Petrone dovrà essere bravo a toccare le corde giuste nell'animo e nella mente dei suoi giocatori, perché la storia e le cocenti delusioni sofferte nel corso degli anni hanno insegnato a tutto l'ambiente nerazzurro che le imprese sportive negli spareggi vengono raggiunte soltanto attraverso una lucida determinazione ed una ferocia agonistica e psicologica esagerata.

In partite da dentro o fuori dal peso specifico enorme più della condizione fisica contano le motivazioni ed il carattere con cui si vuole raggiungere il traguardo prima dell'avversario. Il Pisa tutte queste qualità le ha, e anche se in poche occasioni lo ha dimostrato nel corso del campionato. Lo scalino che tutta la squadra deve salire, sotto la guida di Mario Petrone, è riuscire a sfoderare queste prove non soltanto quando è con le spalle al muro (vedi il derby con il Livorno all'andata, la partita di Alessandria, la vittoria con il Pro Piacenza o il Pontedera in casa), ma anche in condizioni normali. Il Pisa non può sempre attendere di ricevere lo schiaffo dell'avversario per reagire, perché le prove di appello ormai sono terminate. I playoff sono un meccanismo spietato, che non concede seconde possibilità a chi sbaglia. Va avanti e trionfa soltanto chi commette meno errori della concorrenza. E per ottenere questo risultato c'è bisogno della massima lucidità mentale possibile.

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