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Wim Kieft: un cigno biondo sotto la Torre

Più di 100 presenze ufficiali e 37 reti messe a segno con la maglia nerazzurra in tre stagioni. E' questo lo score di Wim Kieft, l'olandese che negli anni '80 ha fatto sognare Pisa. Dopo 31 anni il centravanti tornerà all'Arena Garibaldi, domenica 10 dicembre

Pisa e i pisani fra la fine degli anni '70 e la prima metà degli anni '90 hanno vissuto un'epoca sportivamente magica, in cui la maggior parte dei sogni venivano esauditi grazie alle intuizioni straordinarie di un uomo che aveva nel Pisa Sporting Club la sua unica ragione di vita. Il calcio come panacea dei mali e oppio del popolo? No, all'ombra della Torre grazie a Romeo Anconetani il pallone ad esagoni bianchi e neri era diventato il simbolo del riscatto di un piccolo centro di provincia contro lo strapotere delle grandi metropoli del nord.

In 15 anni di guida maniacale della società, il 'Presidentissimo' regalò alla sua città trofei, promozioni, emozioni e giocatori entrati di prepotenza nella leggenda nerazzurra. Se idealmente ci proponessimo di suddividere l'arco temporale dello Sporting Club targato Anconetani, la fase della prima promozione in Serie A e dei primi duelli con gli assi della Serie A sarebbe indubbiamente caratterizzato dalla presenza di due stranieri diventati, grazie alle loro prestazioni, veri e propri totem della tifoseria pisana. Uno di questi è il capitano Klaus Berggreen, al Pisa dal 1982 al 1986. L'altro è Willem Kieft, per tutti Wim.

Danese il primo, olandese il secondo. Olandese come tutta la schiera di campioni vestiti di arancione che a cavallo degli anni '80 e '90 lasciò un marchio indelebile sulla storia del calcio mondiale. Pisa, da sempre città fiera e orgogliosa dei propri tesori e delle proprie ricchezze, a metà anni '80 ebbe il proprio cigno, che fece sognare migliaia di tifosi grazie alle sue doti da centravanti moderno e ad un attaccamento eccezionale alla maglia nerazzurra.

Da 'Pennellone' a fulcro delle vittorie

Wim Kieft arrivò all'ombra della Torre nell'estate del 1983, con un premio pesante fra le mani e aspettative ancor più importanti sulle spalle. Per lui parlavano i gol messi a segno nell'anno precedente, quando con 32 marcature in 34 gare ufficiali di campionato era riuscito a mettersi dietro tutti i più grandi cannonieri d'Europa, a soli 20 anni, meritandosi il premio della 'Scarpa d’Oro' in qualità di miglior bomber del continente. Dietro al giovanissimo centravanti dell'Ajax e dell'Olanda Under 21 era arrivata gente del calibro di Platini, 'Pablito' Rossi e Hrubesch. Per il numero 9 dei 'lancieri' di Amsterdam aveva speso parole molto importanti anche Johann Cruijff, il quale stravedeva per questo ragazzone di un metro e 90 per oltre 80 chilogrammi di peso, fortissimo fisicamente in area di rigore avversaria ma capace anche di dare del tu al pallone con i piedi.

Nell'estate del 1983 il Pisa si preparava a vivere la sua seconda stagione consecutiva in Serie A, dopo la splendida salvezza conquistata qualche mese prima. Anconetani voleva regalare alla piazza un nome di grido per accendere ulteriormente l'entusiasmo dei tifosi, e per alzare il livello qualitativo della rosa. Era però il periodo dei contingentamenti e dei blocchi degli arrivi dall'estero, e far approdare stranieri di buon livello in Serie A era molto difficile. Ma grazie al suo fiuto per gli affari ed al suo grande tempismo, il presidente riuscì a portare in nerazzurro il ventunenne Kieft, strappandolo di fatto alla concorrenza di molte big del calcio internazionale. Una su tutte il Real Madrid, che nell'estate del 1982 avrebbe fatto carte false pur di portarlo in Spagna: il presidente dell'Ajax si oppose, ed il centravanti così vide sfumare questa opportunità.

Quando il 12 giugno 1983 Kieft sbarcò al 'Galilei', si ritrovò davanti tutto lo stato maggiore del Pisa Sporting Club, centinaia di tifosi già in visibilio per l'arrivo di un vero e proprio asso che avrebbe fatto coppia fissa con l'altro straniero già entrato nei loro cuori – il capitano Klaus Berggreen – e un tasso di umidità che terrorizzò letteralmente il biondo centravanti, abituato all'aria decisamente più frizzante dei Paesi Bassi. Espletate le formalità burocratiche di rito, il nuovo numero 9 nerazzurro partì alla volta delle vacanze alle Isole Canarie seguito dai sogni di vittoria del suo nuovo popolo.

L'impatto con il nuovo calcio non fu però dei più rosei. In Olanda si stava affacciando sul grande palcoscenico la nuova generazione di talenti che avrebbe nuovamente rivoluzionato lo sport dopo la formazione passata alla storia come 'Arancia meccanica', capitanata da Cruijff. Gullit, Rijkaard, Van Basten, e anche Kieft. E Wim giocava per il Pisa, ed un'intera città sperava di poter scalare posizioni nella gerarchia del calcio italiano grazie ai suoi gol. Ma la prima metà del campionato 1983-1984 fu sconcertante: Kieft faticava ad inserirsi nei meccanismi della squadra, nonostante mister Vinicio gli continuasse a dare fiducia ogni domenica. Il numero 9 appariva costantemente spaesato di fronte all'agonismo e alla fisicità degli avversari, il pallone era diventato un macigno da spostare e la porta un bersaglio impossibile da centrare. Il pubblico pisano, da sempre caustico e tranciante nei propri giudizi, non perdonò a Kieft le difficoltà di ambientamento, e gli affibbiò un soprannome che poi, con il tempo, sarebbe diventato una sorta di vezzeggiativo: 'Pennellone'.

Dovette trascorrere più di un girone per poter assistere al primo gol in campionato del nuovo centravanti: Kieft siglò il gol del 2-0 il 19 febbraio 1984 alla ventesima giornata, risultato con cui i nerazzurri liquidarono all'Arena Garibaldi il Catania. Kieft si ripeté anche la settimana dopo, nel bel pareggio sul campo della Fiorentina, lasciando sperare tutta la città in un suo risveglio. Fu però soltanto un fuoco di paglia effimero, perché dopo quella marcatura arrivò soltanto un altro gol ininfluente nella sconfitta ad Ascoli del 15 aprile 1984 (3-2). E dire che l'approccio con la nuova realtà era stato buono: a fine agosto Kieft era riuscito a siglare 4 reti complessive nel girone eliminatorio di Coppa Italia.

Anconetani, nonostante l'insoddisfacente annata, scommise nuovamente sul ragazzo venuto dall'Ajax, consegnandogli le chiavi dell'attacco nerazzurro nella stagione successiva, quella che avrebbe dovuto rappresentare il riscatto di tutta la società, fresca di retrocessione in Serie B. E come nelle migliori favole, Pisa poté improvvisamente ammirare tutte le doti di Kieft che erano rimaste in ombra nei mesi precedenti. I palloni scodellati in area di rigore spesso suonavano a morto per le difese avversarie, grazie all'abilità nel gioco aereo del numero 9. L'intesa con Berggreen divenne fenomenale, e la sua proverbiale freddezza nordica gli consentì di diventare il rigorista della squadra. Quel campionato cadetto venne dominato in lungo e in largo dalla squadra allenata da Luigi Simoni, capace di chiudere al primo posto, mettendosi dietro società come Bari, Lecce, Perugia, Genoa e Bologna. I nerazzurri trionfarono anche grazie ad una potenza di fuoco incredibile: miglior attacco del torneo con 52 gol messi a segno, 15 dei quali siglati da Wim Kieft.

Il tridente Baldieri – Kieft – Berggreen fece innamorare tutti gli sportivi nerazzurri, estasiati dalla classe cristallina e dallo strapotere fisico dei tre là davanti. Il numero 9 riuscì a trovare la giusta continuità sotto porta, andando a segno nove volte nel girone di andata e sei nel ritorno. E l'anno successivo, in Serie A, finalmente Wim si consacrò anche sul palcoscenico maggiore. Furono infatti 7 le reti messe a segno nel massimo campionato: gol che non servirono a far evitare ai nerazzurri la nuova retrocessione in B, ma che consentirono al centravanti di diventare una delle punte più temute sul rettangolo verde.

Di nuovo a Pisa dopo 31 anni

Il campionato 1985-1986 fu anche l'ultimo di Kieft con la maglia nerazzurra. Nell'estate dell'86 Anconetani accettò l'offerta del Torino, cedendo così ai granata uno dei più grandi stranieri della storia dello Sporting Club. Il numero 9 chiuse la sua esperienza all'ombra della Torre con 114 presenze totali e 37 reti, un campionato di Serie B vinto ed una Coppa Mitropa in bacheca (1986). Dopo l'esperienza al Pisa per Kieft iniziarono i problemi di alcolismo e tossicodipendenza, risolti soltanto a costo di grandi sacrifici e delusioni sportive. Ma nell'immaginario collettivo della città la sua maglia numero 9 è rimasta uno degli emblemi del sogno reso realtà da Anconetani. Grazie ai suoi gol e alle sue giocate, al suo stile compassato ma al contempo elegante e potente, l'Arena Garibaldi per tre anni poté ammirare il suo cigno, e ammirare le gesta di un formidabile stoccatore.

Dopo 31 anni Kieft farà il suo ritorno sul prato dello stadio cointitolato al suo 'Presidentissimo' in occasione della partita di campionato fra il Pisa – nel frattempo tornato Sporting Club grazie a Giuseppe Corrado – e l'Arezzo. Domenica 10 dicembre, prima del fischio d'inizio della 18° giornata, Kieft salirà nuovamente le scalette che portano al terreno di gioco, per ricevere il giusto tributo da parte del suo pubblico ed essere omaggiato dal numero uno della società di una maglia numero 9 celebrativa. Wim Kieft dopo 31 anni riabbraccia la sua Pisa.

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