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Cronaca San Giuliano Terme / Via Ulisse Dini

Roberta Ragusa, il marito a processo, il procuratore: "Siamo convinti della sua colpevolezza"

Antonio Logli dunque sarà rinviato a giudizio. Troppi, per la procura, gli indizi a suo carico che testimonierebbero un suo coinvolgimento nella scomparsa della moglie: i lunghi silenzi in auto e i tentativi di inquinare le prove

Ormai tutto è deciso. Come già era trapelato nei giorni scorsi il marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa da San Giuliano Terme nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, verrà rinviato a giudizio. E' lo stesso procuratore Ugo Adinolfi ad annunciarlo, dopo la consegna, avvenuta nei giorni scorsi, della relazione conclusiva dei Carabinieri sulle indagini che scadono il 17 aprile: ''Ormai siamo convinti del nostro lavoro e chiederemo il rinvio a giudizio per Antonio Logli con l'accusa di omicidio. Non ci sono altre interpretazioni e riteniamo dunque di avere gli elementi per sostenere l'accusa".

Al lavoro conclusivo dei Carabinieri hanno collaborato anche i militari del reparto crimini violenti del Ros, guidato da Vincenzo Molinese, nato il 15 novembre 2011 con scopi puramente investigativi. Il loro lavoro ha affiancato quello dei colleghi del Nucleo investigativo pisano, scrutando in controluce Logli e analizzando le sue mosse ma anche la sua condotta.

Nella relazione finale consegnata dai Carabinieri sono evidenziati gli indizi di colpevolezza a carico di Antonio Logli, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, nella vicenda della scomparsa della moglie: dalle testimonianze raccolte, alle scoperte fatte nel corso delle indagini, fino ai suoi silenzi in auto quando, sapendo di essere intercettato, evitò di rispondere per ore alla figlia che gli chiedeva spiegazioni sull'assenza della madre. E poi c'è la simulazione fatta da Logli, e documentata dagli inquirenti, del suo avvistamento così come lo aveva raccontato il supertestimone Loris Gozi: il marito della Ragusa si colloca esattamente nel punto in cui disse di averlo visto Gozi, ma lui di quella testimonianza non era a conoscenza. Fino al maldestro tentativo di inquinare le prove ordinando all'amante Sara Calzolaio di distruggere i telefonini utilizzati per parlarsi negli otto anni della loro relazione clandestina.



 

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