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Cronaca Centro Storico / Via della Qualquonia

Sant'Antonio in Qualquonia: lavori in ritardo per non rispetto delle norme di sicurezza

In un sopralluogo della Asl sono state riscontrate irregolarità per cui è stato sanzionato il dirigente e la ditta di restauri. Cantiere fermo per un mese e mezzo

I lavori di somma urgenza disposti dal Comune per la messa in sicurezza della copertura della chiesa erano in corso non rispettando la normativa di sicurezza sul lavoro. La scoperta è stata fatta dagli ufficiali giudiziari della Asl, che durante il sopralluogo del 12 ottobre 2015 hanno riscontrato la mancata nomina da parte del responsabile dei lavori del coordinatore in fase di esecuzione, nonostante la presenza autorizzata in cantiere di due imprese esecutrici. Ciò ha poi comportato lo stop ai lavori con la successiva rimodulazione dell'organizzazione del cantiere, che poi è ripartito il 3 dicembre, più di un mese e mezzo più tardi.

Sul posto al momento del controllo operavano sia 3 operai della Colombani Costruzioni, incaricati delle riparazioni del tetto, che 2 lavoratrici della Arterestauro, per la pulizia del guano ed il restauro conservativo del soffitto ligneo. La mancanza del coordinatore ha fatto imporre ai tecnici Asl l'accertamento sulla redazione del Piano di sicurezza e coordinamento ed il rispetto del relativo Piano operativo di sicurezza. In attesa di queste verifiche il cantiere è stato bloccato, con poi l'irrogazione di una sanzione e la comunicazione alla Procura della Repubblica in quanto la mancanza configura reato penale.

"C'è stata una responsabilità accertata dalla Asl ed una sanzione pagata, la vicenda è chiusa ed il cantiere è ripartito. Il piano di sicurezza è stato corretto in pochi giorni, poi la riprogrammazione dei lavori ha permesso di ripartire il 3 dicembre" ha spiegato l'assessore Andrea Serfogli. Si è trattato di circa 1800 euro per il dirigente dell'edilizia pubblica Guerrazzi, sanzionato come datore di lavoro, al pari poi della ditta di restauro.

Dalla riapertura del cantiere è stata bonificata la copertura da guano e rampicanti, mentre adesso è in corso lo smontaggio del cassettonato ligneo per poi procedere alla sistemazione definitiva del tetto. In tutto negli anni Serfogli stima che si sia trattato di 150mila euro di lavori sostenuti dal Comune.

Sant'Antonio in Qualquonia: lo stato del cantiere (Foto PisaToday/Riccardo Del Lungo)

I Cobas hanno attaccato l'operato dell'amministrazione prendendo ad esempio l'episodio a "dimostrazione di come il Comune sia 'attento' alla salute dei suoi cittadini e lavoratori. Ricordiamo che a fianco della chiesa c'è una scuola elementare e una media". Questione di sicurezza che si allarga poi alla gestione degli interventi sulla struttura e alla politica generale dei recuperi: "Ci chiediamo - prosegue il sindacato - che fine abbia fatto il contributo della Fondazione Pisa annunciato per la chiesetta di via della Qualquonia, il Comune si affida ormai a fondazioni e privati perché il suo bilancio lo impegna nelle grandi e inutili opere o sceglie di non riprendersi quei soldi che i grandi costruttori non hanno versato nelle casse comunali. Certo che per mesi, nonostante le denunce di cittadini e associazioni a seguito del crollo del tetto, nessuno aveva lavorato a recuperere il salvabile in questa chiesetta abbandonata ma di grande pregio artistico".

Serfogli: "Tengo a precisare che la Fondazione Pisa agisce in proprio, non ha mai promesso o finanziato nulla sulla chiesa. C'era un piano di recupero proposto che non è stato accettato, ma così come ne sono stati accettati tanti altri. Non può intervenire su tutto, è un riferimento fuori luogo. Il resto sono le loro opinioni, negli anni sono stati fatti diversi interventi di consolidamento".

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