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Cronaca

Chiusura uffici postali interrotta: Poste Italiane sospende il piano industriale

La riorganizzazione interessava in Toscana circa 100 uffici, con in provincia di Pisa la chiusura di 11 esercizi e la rimodulazione di altri 4, è sospeso in vista del contronto con le istituzioni. Al vaglio ipotesi per contenere i disagi futuri

Gli uffici postali per ora non chiudono, ma lo faranno. A seguito delle numerose proteste e della presa di posizione contraria della Giunta Regionale, la direzione di Poste ha sospeso il processo di razionalizzazione che nel piano industriale prevede la cessazione del servizio per 63 uffici in Toscana, con poi riduzione degli orari per altri 36 esercizi. Pisa è la provincia più colpita, con 11 chiusure e 4 rimodulazioni. Il provvedimento non è al momento operativo, in quanto deve aprirsi il confronto con Poste Italiane, ma difficilmente l'azienda vorrà rinunciare alla propria programmazione economica. Per questo sono al vaglio ipotesi alternative per mantenere vivo il servizio nei paesi più periferici.

Il consigliere regionale Gian Luca Lazzeri lancia la proposta di organizzare "punti di aggregazione per l’erogazione di servizi (dal Cup ai bollettini postali) nelle centinaia di sedi dell’associazionismo toscano ", sfruttando la capillare presenza sul territorio delle associazioni. "Il piano di razionalizzazione è stato sospeso – afferma Lazzeri – ma adesso è vietato abbassare la guardia. Istituzioni ed enti locali devono lavorare insieme ad una proposta alternativa da presentare in sede di trattativa con l’azienda per scongiurare la fuga dal territorio di servizi essenziali. Un piano che sfrutti la presenza capillare dell’associazionismo nella nostra regione valorizzando le sue centinaia di sedi come punti di aggregazione per l’erogazione di servizi non solo postali".

"Il confronto con l’azienda – analizza il consigliere – probabilmente condurrà verso un ridimensionamento di quei servizi considerati da Poste come meno remunerativi magari collocati in territori periferici, disagiati o con minor densità abitativa. Per questo motivo serve fin da subito un progetto che freni la fuga di servizi. Un obiettivo che può essere raggiunto valorizzando la presenza diffusa e capillare dell’associazionismo toscano che nella nostra regione conta centinaia di sedi".

Lazzeri entra quindi nello specifico: "Penso ad esempio ai circoli ricreativi, ai locali comunali in disuso e al volontariato attivo nell’assistenza sanitaria: le loro sedi potrebbero essere utilizzate come punti di aggregazione per l’erogazione di servizi non solo postali, come il servizio Cup per la prenotazione di visite ed esami diagnostici. Una svolta che permetterebbe anche di raggiungere l’obbiettivo di recuperarne l’efficienza economica. In quest’ottica ritengo che le cooperative e le aziende che già oggi svolgono importanti servizi in ambito postale potrebbero essere interlocutori importanti e da tenere in grande considerazione".

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