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'Operazione Burlamask', la Guardia di Finanza smantella un giro di mascherine contraffatte

La produzione era nel nord Italia: sequestrati 3.500 metri di tessuto e macchinari per il confezionamento. In provincia di Pisa individuata una società che vendeva i dispositivi di protezione contraffatti agli Enti pubblici

Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno avuto origine a seguito di un controllo presso una piccola sartoria della provincia di Pisa e successivamente sviluppatesi risalendo l’intera filiera, fino ad accertare la responsabilità di diverse aziende in tutta Italia. Dall’esame dei documenti in possesso del negozio, i finanzieri sono riusciti a ricostruire le diverse fasi, risalendo ai grossisti di Ancona, Bologna, Prato e Napoli. Le perquisizioni presso queste società, tutte operanti nel settore tessile, hanno consentito di rinvenire centinaia di rotoli di stoffa marcata Louis Vuitton, Chanel, Fendi e Gucci, ma anche i campionari utilizzati dai rappresentanti per proporre i prodotti contraffatti ai negozi dell’intera penisola.

Dai rivenditori è stato possibile risalire alla società lombarda che, invece, produceva la stoffa utilizzata per le mascherine 'fashion', nei cui magazzini sono stati sequestrati complessivamente 3.500 metri quadri di tessuto che, una volta utilizzato nel circuito produttivo, sarebbe servito per confezionare oltre 120.000 dispositivi di protezione. Per interrompere la catena del falso, è stata sottoposta a sequestro anche l’intera linea di produzione, un macchinario tessile industriale appositamente modificato per riprodurre le griffe false.

Nelle attività investigative è stata coinvolta anche una società della Valdera che, in piena emergenza sanitaria e contro il parere dell’Istituto Superiore della Sanità, ha prodotto e venduto mascherine generiche che, corredate di certificati falsi, aveva spacciato per dispositivi medici, in alcuni casi forniti anche a Enti pubblici. L’esame dei documenti acquisiti presso la società ha permesso di ricostruire il volume delle vendite illecite dei prodotti che, solo nel periodo del lockdown dello scorso anno, ha fruttato oltre 300.000 euro.

Durante le operazioni di perquisizione sono stati rinvenuti presso il deposito e sottoposte a sequestro circa 450.000 mascherine e 200.000 certificati falsi che ne attestavano l’utilizzabilità quali mascherine chirurgiche. All’esito dell’articolata operazione sono state eseguite 12 perquisizioni nelle province di Pisa, Prato, Ancona, Bologna, Napoli e Lecco, denunciati alla locale Procura della Repubblica 14 soggetti per i reati di contraffazione, commercio di prodotti con marchi falsi, frode in commercio e frode nelle pubbliche forniture.

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