rotate-mobile
Economia

Crisi del commercio al dettaglio: a Pisa chiusi 146 negozi in dieci anni

Diffusi i risultati del settimo Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, dai centri storici alle periferie

E' quanto emerge dalla settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici realizzato a livello nazionale da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio 'G. Tagliacarne', che ha fornito i dati sui quali si è sviluppato lo studio. Il calo più forte nella città di Pisa ha interessato i negozi di mobili e ferramenta (-36% tra il 2002 e il 2021), libri e giocattoli (-41%), moda, calzature e abbigliamento (- 15%), botteghe e negozi di alimentari (-4%) ambulanti (-5%). In crescita il settore della ricettività e della ristorazione, nonostante la battuta d’arresto della pandemia. Così dal 2012 al 2021 alberghi e bed and breakfast sono cresciuti del +36%, mentre bar e ristoranti sono aumentati numericamente di un +8%.

"Pandemia, smartworking, mobilità differente, le nostre città stanno cambiando volto rapidamente e la risposta più idonea per scongiurare il pericolo della desertificazione è possibile solo a condizione di una sempre più stretta collaborazione tra amministrazione locale e associazioni imprenditoriali. 146 negozi in meno vuol dire meno lavoro, meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività" denuncia il presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Stefano Maestri Accesi che rivendica "la necessità di una maggiore integrazione tra scelte urbanistiche e opzioni economiche, al fine di utilizzare efficacemente i finanziamenti del Piano Nazionale di ripresa e resilienza".

Punta il focus sul centro storico, il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli: "Anche se il numero assoluto di imprese del commercio in centro storico è rimasto invariato, grazie al balzo in avanti dei negozi al dettaglio di articoli di abbigliamento, calzature, cosmetici e profumeria (+33%), unici con il segno più insieme ai servizi informatici e alla telefonia, negli ultimi dieci anni abbiamo assistito alla quasi estinzione di mobili e ferramenta (-50%), l'arretramento di librerie e giocattoli (-14%), botteghe alimentari (-13%), e mancano all'appello due tabaccherie". Pieragnoli aggiunge: "Il dinamismo della città è confermato, soprattutto per il settore dei pubblici esercizi e dell'accoglienza. Pisa resta attraente dal punto di vista commerciale, ma è chiaro che la qualità delle nuove aperture non sempre è all'altezza e questo avvicendamento non è sempre sinonimo di qualità. Parcheggi, viabilità e Ztl, sicurezza, eventi restano i temi fondamentali per sostenere il commercio pisano".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crisi del commercio al dettaglio: a Pisa chiusi 146 negozi in dieci anni

PisaToday è in caricamento