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Domenica, 28 Aprile 2024
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Memoria: Ciro Ravenna e l'85° anniversario della fase italiana della Shoah

Il XX°Congresso di Fondamenti e Storia della Chimica rende omaggio all'illustre studioso e docente dell'Università di Pisa vittima delle leggi razziali

Ferrara, 15 novembre 1943. I fascisti prelevano dalle loro abitazioni 72 persone: oppositori del regime, 'traditori' e molti ebrei. Fra di loro, anche il professor Ciro Ravenna, uno dei più illustri chimici italiani del Novecento, salito alla cattedra di Chimica agraria dell’Università di Pisa nel 1923. E' tra queste due date e i relativi anniversari - l’80° dell’arresto e il 100° del suo arrivo all’Ateneo pisano - che si disegna la tragica parabola della vita di un uomo e di uno scienziato la cui unica 'colpa' è stata quella di essere nato ebreo. Nel mezzo, una prestigiosa carriera accademica spazzata via dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938, di cui quest’anno cade l’85° anniversario.

A distanza di 80 anni da quel drammatico arresto, che condurrà Ciro Ravenna alla morte nel lager Auschwitz, riaccende la memoria sulla sua figura di scienziato la professoressa Maria Vittoria Barbarulo che domani, in occasione del XX° Congresso di Fondamenti e Storia della Chimica (Lucca, 10-13 ottobre), dedicherà a Ciro Ravenna il suo intervento dal titolo 'Dall’aurora imperiale all’alte Judenrampe'.

"Le persone muoiono realmente nel momento in cui ne viene meno il ricordo - spiega Maria Vittoria Barbarulo - non a caso nella tradizione ebraica il ricordo di chi non è più tra noi è una benedizione e questo è il principio ispiratore del breve intervento che ho deciso di dedicare al professor Ciro Ravenna nel centenario dell’avvio del suo rapporto di collaborazione con l’Università di Pisa e nell’ottantesimo anniversario del suo arresto".

"Nello specifico illustrerò alcuni aspetti meno noti del suo lavoro, relativi al periodo tra il 1933 e il 1943 - aggiunge Barbarulo - nel decennio in esame, infatti, il professore è impegnato, tra le attività coerenti con il suo autorevole e imponente curriculum, nella preparazione di due apprezzati testi di Chimica pedologica e di Chimica agraria, quarto volume dell’ampio progetto dell’Enciclopedia agraria, pubblicati rispettivamente da Zanichelli e UTET".

"Per entrambi i libri sono state riprese le entusiastiche letture critiche comparse all’epoca su La Chimica e l’Industria - conclude la docente - per il primo viene scoperta una recensione su un’importante rivista tedesca che ne sottolinea la validità internazionale come libro di testo, per il secondo, in particolare, viene realizzato un interessante confronto tra la tabella degli elementi realizzata dal professor Ravenna e quella elaborata negli anni 1934/35 dalla Commissione dei pesi atomici dell’Unione Internazionale di Chimica. La legislazione antiebraica del 1938 polverizza la carriera accademica del professor Ravenna, che potrà solo insegnare Chimica alla Scuola ebraica di Ferrara e, successivamente, nei corsi universitari organizzati all’Istituto israelitico di via Eupili a Milano, fino al dramma dell’internamento nel campo di Fossoli e della deportazione".

Un documento dell’Archivio dell’Università di Pisa, scritto a macchina il 24 settembre 1938 con successive aggiunte manoscritte, unisce la vergogna delle leggi razziali fasciste e l’orrore della Shoah. "Accanto al nome di Ciro Ravenna sono tracciate una croce e la scritta dep(ortato), mentre al nome di Enrica Calabresi, della stessa Facoltà di Agraria, si è aggiunto suicida (per sfuggire alla deportazione) - mette in evidenza il professor Fabrizio Franceschini, docente di Linguistica italiana e Storia della lingua italiana dell'Università di Pisa - tuttavia, quando parliamo delle vittime delle leggi razziali e della Shoah, la loro immagine viva dev’essere sempre presente. Il contributo di Barbarulo ce la restituisce pienamente, aggiungendo nuovi elementi al profilo di Ravenna firmato da Alberto Aimo ed Enrico Bonari in Vite sospese. 1938: Università ed ebrei a Pisa".

Quando viene arrestato, il 15 novembre 1943, Ciro Ravenna ha da poco compiuto 65 anni e, dopo essere stato trasferito dal carcere cittadino al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con lo stesso convoglio in cui viaggiò Primo Levi, viene deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove verrà ucciso nel giorno stesso del suo arrivo, il 26 febbraio del 1944. L’Università di Pisa ha onorato la sua memoria dedicando al suo nome l’aula dove per molti anni aveva tenuto le sue lezioni e il Comune di Pisa ha intitolato una strada a suo nome.

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