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Cronaca Porta Nuova

Funzionari della Questura di Pisa ispezionano gli spazi liberati dell'Ex Colorificio Liberato

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Giovedi 21 marzo alle ore 8:30 del mattino funzionari della Questura di Pisa hanno ispezionato gli spazi liberati dell'Ex Colorificio Liberato. Ancora una volta, le esperienze di cittadinanza attiva rischiano di essere ridotte a una questione di ordine pubblico. Le associazioni che hanno riaperto la fabbrica abbandonata non si sono sottratte alle modalità politiche che da sempre le contraddistinguono: la trasparenza e la pubblicità delle attività sociali che esse svolgono. Per sapere che cosa avviene all'interno dell'Ex Colorificio non servono ispezioni ad hoc, non c'è nulla da nascondere. L'Ex Colorificio è stato restituito alla città, vive per la città e ad essa è aperto. Lo abbiamo liberato dall'incuria e ne garantiamo oggi un uso sociale e pubblico affinché soffi aria nuova e fresca a Pisa, nel segno di un percorso pienamente democratico e pacifico.  

Per questo, denunciamo pubblicamente la volontà di rispondere con strumenti repressivi all'effervescenza politica che da alcuni mesi ha preso vita nella forma del Municipio dei Beni Comuni. Un'organizzazione che ha ricomposto dal basso tutti quei soggetti che in città si sono ritrovati esclusi e ricacciati nel silenzio da una sorda Amministrazione comunale, che non ha mai inteso rispettare i patti stretti con il Progetto Rebeldía, né tutt'oggi è capace di dare alcuno slancio alla difesa dei beni comuni e alla riqualificazione degli spazi abbandonati.

Ribadiamo con decisione che le nostre attività politiche si contraddistinguono per uno stile pubblico e aperto. La politica che facciamo l'abbiamo sempre praticata e difesa con i nostri volti e con gli spazi che abbiamo pulito, sistemato, sottratto al degrado e messo a disposizione di tutti, in modo gratuito. Pertanto riteniamo incomprensibile e dannosa per il clima di dialogo con la proprietà e le istituzioni, che continuiamo ad auspicare e chiedere, la scelta di inviare agenti di Polizia per ispezionare chirurgicamente ciò che quotidianamente vive e progredisce alla luce del sole.

Ci domandiamo: questa visita vuole essere un'anticipazione dello sgombero richiesto dalla proprietà?

L’idea di legalità che si invoca incarna una concezione primitiva del diritto, che è invece qualcosa di assai più complesso e dinamico, su cui si fonda la tenuta complessiva del vivere civile e sociale. Più volte, proprio intervenendo sulla vicenda dell'Ex Colorificio Liberato, eminenti giuristi come Stefano Rodotà e Ugo Mattei hanno ribadito che il diritto di proprietà non è un diritto incondizionato, ma conosce precisi limiti: primo fra tutti, il limite costituzionale della funzione sociale (art. 42, 2° co.), che conforma il contenuto della proprietà stessa in relazione ad una funzione sociale e pubblica, orientata del territorio urbano in cui si trova. Anni di abbandono di un sito industriale rappresentano un atto ben più illegale e contrario alla Costituzione Italiana rispetto alla riapertura dell'Ex Colorificio operata dal Municipio dei Beni Comuni.  

Perché dunque continuare a minacciare lo sgombero, quando quest'area – se sgomberata – tornerebbe ad essere uno scheletro industriale vuoto e in rovina? Con particolare amarezza prendiamo ancora una volta atto del comportamento dell'Amministrazione comunale, che nella figura del suo Sindaco rimane silente, venendo meno al suo dovere istituzionale di rappresentanza delle istanze cittadine e di mediazione, oltre a calpestare di fatto la richiesta avanzata dalle oltre 2000 persone che il 16 febbraio scorso sono scese in piazza per difendere l'Ex Colorificio Liberato con un messaggio forte e chiaro: "Siamo uniti per un bene comune!".

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