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Cronaca

Attentati di Parigi, l'ambasciatrice di Angers: "No ad una guerra civile"

L'ambasciatrice del comune francese con cui Pisa è gemellata dal 1982 è intervenuta in consiglio comunale sui terribili fatti della capitale: "Gli attentati hanno cambiato tutto. Dobbiamo unirci ancora di più e non mostrare segni di guerra civile"

La strage di Parigi ha aperto il consiglio comunale di Pisa. A raccontare come ha vissuto quei momenti terribili è stata Juliette Chauveau, l'ambasciatrice del comune francese Angers con cui la città ha un gemellaggio dal 1982. Ore terribili quelle della capitale, che però non devono portare a scontri interni, all'instabilità e la paura, che è il vero obiettivo dei terroristi. Queste le sue parole.

"129 morti, più di 300 feriti, tra cui una centinaia in pericolo grave. Queste sono le terribili cifre di venerdì 13 novembre, dopo gli attentati di Parigi che hanno cambiato tutto. Hanno cambiato tutto perché i terroristi hanno colpito i luoghi più belli di Parigi, i luoghi dove i ristoranti asiatici si mescolano con le brasseries parigine, con i bar alla moda, le discoteche e le sale di concerto… I luoghi dove tutti i venerdì e sabato sera la gioventù si ritrova per bere, fumare, ballare, dibattere, ascoltare musica, fare festa. Sono i luoghi più eterocliti, dove tutte le generazioni, tutte le culture si mescolano, e sono i luoghi dove andavo con piacere anch'io con i miei amici per la loro meravigliosa vitalità. Sono anche i luoghi dove vivono molti amici miei. Per questa ragione, come numerosi francesi, ho passato la notte di venerdì, fino alle 3, a chiamare tutti, a preoccuparmi per ciascuno di loro. Un’amica italiana che vive li e che ha visto una delle sparatorie era ovviamente scioccata, ma a parte quello, per fortuna, i miei amici e famigliari erano tutti in sicurezza".

"Di fronte a questa violenza, abbiamo quindi bisogno di unità, di solidarietà, in Francia e in Europa. Per quello, ringrazio tutti i pisani e gli italiani per i messaggi di sostegno e di amicizia che ho ricevuto. Questa bella unità ci rida speranza, ci fa risvegliare da questo incubo poco a poco, e poco a poco ci rende il sorriso. Perché sorridere è molto importante, e anche ridere. Continuare a vivere nel buon umore e nella festa è essenziale. Abbiamo paura ovviamente, siamo umani. Però non dobbiamo cedere alla paura. Dobbiamo continuare a vivere e a riflettere ai valori che ci uniscono. Dobbiamo unirci ancora di più e non mostrare segni di guerra civile. E’ quello che vogliono, una guerra civile che gli aiuti ad imporre il terrore. Ma non ci riusciranno. Come ha detto una ex-avvocata francese in tivù sabato, 'fraternizzeremo con i 5 milioni di musulmani che esercitano la loro religione in modo libero e gentile, e lotteremo contro i 10.000 barbari che uccidono, cosiddetto al nome di Allah'".

"Insomma - conclude Juliette - la cultura, l'educazione, il nostro stile di vita, la nostra solidarietà e la nostra unità sono l’unica risposta che possiamo e dobbiamo dare. Per rispettare le vittime e per sperare nella guarigione dei feriti, rimarremo uniti e fieri".

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