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Cronaca Santa Croce sull'Arno

Maxi operazione antidroga, sequestrati 760 chili di coca: arrestato anche un imprenditore di Santa Croce

Maxi sequestro di polvere bianca tra Bologna, Vicenza e la Liguria: la cocaina era nascosta tra il pellame bovino

Panetti di cocaina avvolti nel pellame e cosparsi di sale per eludere i controlli e sfuggire al fiuto dei cani anti-droga. Ecco la stratagemma adottato dai trafficanti arrestati dalla Squadra mobile di Bologna, con la collaborazione dell'Agenzia dogane e monopoli, on il coordinamento del sostituto procuratore Roberto Ceroni e della Direzione Distrettuali Antimafia - DDA. Imponente il quantitativo di stupefacente sequestrato, come riporta BolognaToday. 760 chili, con un danno economico all'organizzazione di oltre 21 milioni di euro, senza contare che la cocaina, una volta immessa sul mercato, ne avrebbe fruttati oltre 60. Ingente anche il quantitativo di denaro contante, 341.310 euro, trovato durante le perquisizioni nelle abitazioni di due degli arrestati, a Lido di Camaiore (LU) e Castiglion Fiorentino (AR), dove è stata anche rinvenuta e sequestrata un’autovettura munita di doppiofondo. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati altre 5 autovetture e una moto. 

Gli arresti sono stati eseguiti eseguiti tutti in flagranza tra Bologna, Monteviale (Vi), Vado Ligure (Sv), Santa Croce sull’Arno (Pi), Lido di Camaiore (Lu) e Castiglione Fiorentino (Ar) a carico di 4 cittadini della Repubblica Dominicana, un 42enne, un 31enne e un 47enne già pregiudicati, un 25enne incensurato e un cittadino italiano 67 anni, con un precedente per bancarotta fraudolenta

"L’operazione della Squadra Mobile di Bologna degli scorsi giorni, con cui sono stati sequestrati 760 kg di cocaina, ha confermato che l’Italia è una sorta di crocevia per il traffico internazionale di stupefacenti - ha commentato il Prefetto Messina Francesco, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato - la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato ha implementato l’azione di contrasto verso tale reato, orientandola verso il sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, che rappresenta il tipo di stupefacente più diffuso, insieme con l’hashish e la marijuana, sul nostro territorio. L’operazione degli ultimi giorni ha evidenziato la rapidità di intervento di varie Squadre Mobili che, grazie al coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine, sono riuscite, in diverse parti d’Italia, ad arrestare in modo simultaneo i responsabili e sequestrare circa 740 kg di cocaina proveniente dal Sudamerica via mare. Tuttavia, al di là di questa operazione, vorrei evidenziare che negli ultimi tre anni ci sono state almeno 3 grosse operazioni che hanno disvelato il coinvolgimento di importanti organizzazioni criminali nell’importazione diretta, via mare, di enormi quantitativi di sostanza stupefacente: a novembre 2021, le Squadre Mobili di Reggio Calabria, Firenze e Milano hanno concluso un’operazione nell’ambito della quale è stata sequestrata, complessivamente, una tonnellata di cocaina, peraltro giunta in Italia in periodo di piena pandemia; analogamente, la Squadra Mobile di Napoli ha sequestrato 550 kg di cocaina tra il marzo e l’aprile del 2021. Complessivamente, con queste tre grosse operazioni citate sono stati sequestrati 2295 kg di cocaina, sequestri che si inseriscono nell’ambito di una generale strategia di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti, perseguita dalle Squadre Mobili di tutta Italia, le cui sezioni narcotici sono costantemente impegnate nell’individuazione di questi flussi d’arrivo della cocaina, che giunge in Italia principalmente via mare, attraverso il trasporto container".

Secondo quanto ricostruito, l’organizzazione dominicana poteva contare sull’appoggio di una società italiana della provincia di Pisa, facente capo all'italiano arrestato, che si occupava di commercio di pellame che importava dalla Repubblica Dominicana con porto di arrivo a Vado Ligure (SV). Base logistica, un casolare nel vicentino, nel comune di Creazzo, dove gli investigatori hanno notato la presenza dei dominicani e dell'imprenditore italiano. Quest'ultimo aveva a disposizione anche un capannone industriale nella provincia di Vicenza, dove gli agenti della squadra mobile hanno potuto verificare l'arrivo di un camion che scaricava 16 bancali, corrispondenti al contenuto di un container, formulando quindi l'ipotesi che la cocaina, una volta arrivata al magazzino, venisse poi spostata nel casolare, da dove veniva infine prelevata dagli indagati con varie autovetture munite di doppiofondo ed quindi essere smerciata.

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