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Cronaca

Migranti arrestati: Rebeldìa e Africa Insieme sulle dichiarazioni del dirigente della PAIM Giancarlo Freggia

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

"Vanno immediatamente rispediti a casa loro", "non possiamo farci prendere in giro"; "gli italiani pretendono rispetto". Con queste frasi, degne soltanto di una discussione da bar, l’Amministratore delegato della Paim Giancarlo Freggia ha commentato l’arresto di due cittadini migranti, accolti dalla sua cooperativa e accusati di aver spacciato pochi grammi di droghe leggere.

Il tenore delle suddette dichiarazioni collide non poco con l'incarico ricoperto dal sig. Freggia. Egli infatti gestisce strutture di accoglienza per conto della Prefettura ed è chiamato a farlo con serietà, competenza, professionalità, nel pieno rispetto delle norme vigenti. Dovrebbe quindi sapere che la legge italiana – alla quale si richiama in modo tanto orgoglioso quanto impreciso – non prevede affatto di «rispedire a casa loro» i richiedenti asilo accusati di un reato, per di più in attesa di processo, dunque innocenti, fino a prova contraria.
Il sig. Freggia dovrebbe anche sapere che non spetta a lui decidere se accogliere o meno un migrante: la competenza è della Prefettura, che dispone la revoca dell’accoglienza nei casi espressamente previsti dalla legge. Il compito di una cooperativa sarebbe quello di fornire assistenza qualificata e professionale ai richiedenti asilo e, ovviamente, di segnalare alle autorità gli eventuali reati di cui venga a conoscenza, affinché su di essi si indaghi.

Nulla di più e nulla di meno.

A quanto pare invece l’Amministratore della Paim ignora tutte le prerogative del suo lavoro e si lascia andare ad affermazioni che trasudano ignoranza e disprezzo per le persone che accoglie.
Di fronte a due richiedenti asilo accusati di un reato – su cui la magistratura dovrà fare le sue indagini – Freggia dibatte rozzamente sulla “sharia”, sulla “loro” e la “nostra” cultura, sulle “usanze” e sulle “leggi”, questioni su cui dimostra peraltro un’ignoranza a dir poco imbarazzante. Solo per fare qualche esempio, lo spaccio di sostanze stupefacenti – il reato di cui sono accusati i due suoi ex ospiti – non ha nulla a che vedere con la “sharia”. E l’affermazione per cui «va rispettata la nostra religione…» suona quantomeno bizzarra: l’Italia – il Sig. Freggia sarebbe tenuto a saperlo – non è uno Stato confessionale e garantisce la libertà di culto. Dunque, quale sarebbe la “nostra” religione?
Freggia, peraltro, non è nuovo a queste uscite: circa un anno fa, di fronte a richiedenti asilo che lamentavano di essere stati abbandonati in un luogo inospitale e isolato, chiamò ancora una volta in causa il “rispetto per gli italiani”: ignorando, o fingendo di ignorare, che gli standard di accoglienza prevedono di ospitare i richiedenti asilo in luoghi che favoriscano l’inserimento nel tessuto sociale.

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