rotate-mobile
Cronaca Porta Nuova / Via Montelungo, 70

Ex Colorificio: il Municipio cerca l'incontro con la J Colors, ma non supera la portineria

Gli attivisti si sono recati davanti alla sede milanese della J Colors per spiegare le loro ragioni e cercare un rapporto diretto con il presidente della multinazionale Carlo Junghanns. Nessun incontro però è avvenuto: documenti lasciati ai cancelli

Si sono recati a Milano questa mattina gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni davanti alla sede della J Colors per chiedere un incontro con il dirigente Carlo Junghanns e consegnare una lettera, nella quale si chiede di rivedere e impostare in una direzione nuova i termini del confronto tra la J Colors spa e il cartello di associazioni che hanno occupato, prima dello sgombero, il colorificio di via Montelungo a Pisa. Con loro anche l'economista Guido Viale e un rappresentante di Arci Milano. "La delegazione però è stata direttamente respinta alla portineria e non solo non è stato possibile parlare con il Sig. Junghanns - fanno sapere dal Municipio - ma nemmeno è stato permesso di depositare una cartellina con la documentazione, il libro da loro tanto criticato 'Rebelpainting' e una lettera inviata dal Municipio dei Beni Comuni alla proprietà". Il materiale comunque è stato lasciato ai cancelli dello stabile. Gli attivisti hanno poi organizzato una conferenza stampa che ha visto la partecipazione di Moni Ovadia, Guido Viale, Aldo Nove, Marco Philopat, esponenti nazionali di ARCI, Un ponte per... e molte altre realtà dell'associazionismo e dei movimenti sociali.

"Fino a oggi - spiegano gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni di Pisa - il rapporto con la proprietà dell'ex Colorificio Toscano è passato solo attraverso gli uffici dei rispettivi studi legali. Netta è sempre stata la chiusura da parte della J Colors rispetto ai nostri tentativi di costruire un dialogo che si componesse anche a partire dal riconoscimento delle nostre pratiche peculiari. In prima battuta, è proprio per questa ragione che abbiamo dMunicipio Beni Comuni sede JColors-2eciso, oggi, di venire noi a Milano. Le scelte della J Colors hanno avuto una responsabilità decisiva nella chiusura dello stabilimento pisano. Scelte strategiche, direbbe qualcuno, ma che hanno avuto come esito primario il licenziamento dei lavoratori e come sintomo epocale la delocalizzazione della produzione industriale, nell'attesa poi che lo stabilimento venisse dimenticato dalle istituzioni e dalla cittadinanza per poterne disporre al meglio nel segno di una rinnovata speculazione".

Gli attivisti hanno rivendicato l'utilizzo dell'immobile dove fino a un mese fa avevano dato vita a molteplici attività, riqualificandolo e dandogli una nuova vita. Poi la sentenza del Tribunale che ha disposto il sequestro dell'immobile, lo sgombero dello scorso 26 ottobre e la grande manifestazione del 16 novembre dalla quale è emersa una precisa volontà. "La richiesta che è emersa forte e chiara - sottolineano dal Municipio dei Beni Comuni - è una: l'ex Colorificio Toscano torni a esprimere una sua funzione sociale, la fabbrica 'riapra', certo non nel senso di una rinnovata produzione, aspetto complesso, ma come cantiere di elaborazione sociale, luogo in cui si coltivano nuove pratiche di cittadinanza".

"Il rifiuto di incontrare la composita delegazione di questa mattina - concludono dal Municipio dei Beni Comuni - potrebbe significare la miope rinuncia a perseguire un percorso virtuoso, che vada incontro a un bisogno collettivo, di popolo, e non a quello di pochi singoli. Gli strumenti per agire vi sono tutti, la disponibilità da parte delle istituzioni anche, serve solo l'ascolto da parte di chi detiene il possesso dell'ex Colorificio Toscano. Noi vogliamo essere fiduciosi per il futuro".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ex Colorificio: il Municipio cerca l'incontro con la J Colors, ma non supera la portineria

PisaToday è in caricamento