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Cronaca

In mille per le vie della città per lo sciopero globale transfemminista

Si è svolta mercoledì pomeriggio la manifestazione lanciata da Non una di meno per la Festa della Donna

Un corteo che ha toccato varie istituzioni cittadine per riaccendere l'attenzione sui diritti e le lotte femministe. Da Piazza Guerrazzi alle ore 15 è partita ieri, 8 marzo, la manifestazione organizzata da Non una di meno Pisa per il settimo sciopero globale transfemminista. Oltre mille i partecipanti che hanno lanciato "un urlo collettivo contro la violenza etero-cis-patriarcale razzista e classista e contro ogni forma di sfruttamento. L’8 marzo - scrive Non una di meno - è una data sul calendario, è vero, ma per noi lo sciopero non inizia e non si conclude in questa giornata, rappresenta un processo, qualcosa che portiamo avanti ogni giorno dell’anno".

Le attiviste hanno raggiunto i centri di interesse e potere oggetto delle rivendicazioni. "Inps, perchè pretendiamo un reddito di autodeterminazione. Perché lavoriamo ogni giorno, gratuitamente. Perché non essere autonome economicamente è uno dei primi scogli che ci fa esitare quando vogliamo provare a liberarci da una relazione violenta". "Università, contro la retorica del merito, che porta con sé morte, esaurimento, ricatto, isolamento, tormento e omertà". "Mala Servanen Jin Casa delle donne che lottano, spazio femminista occupato al termine del primo corteo dello sciopero globale dell’8 marzo 2017. Spazio che ospita donne che non troverebbero casa nel mercato privato. Lo spazio dove facciamo le nostre assemblee ogni mercoledì".

Poi il carcere Don Bosco, "per denunciare le condizioni di detenzione disumane, e per mostrare la nostra vicinanza a tutte le persone detenute; 84 suicidi nel 2022. Se come dice Angela Davis 'il carcere è considerato talmente naturale che è estremamente difficile immaginare che si possa farne a meno', oggi abbiamo fatto questo sforzo di immaginazione e di lotta". "Inail, per rivendicare condizioni di lavoro sicure per tuttə".

Qustura e Prefettura, "per denunciare il razzismo dilagante, perché questo sciopero è anche per tutte le vite che non ci sono più a causa dei confini e dei visti, per tutte le vite immerse negli ostacoli del nostro sistema intriso di colonialismo. Per dire no alla militarizzazione dei nostri territori, no alla base di Coltano e a tutte le altre opere inutili. Lottare per la pace significa lottare per le nostre vite e i nostri territori, re-immaginarceli insieme". Infine il Comune di Pisa, "per rivendicare il diritto all’abitare e una città all’altezza dei nostri bisogni e dei nostri desideri".

Il corteo dell'8 marzo a Pisa (Foto Non una di meno)

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