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Cronaca

Medicina, la tecnologia in 3D del Cnr in supporto alla neonatologia

L'emergenza Coronavirus ha ostacolato fortemente le attività del Centro di Formazione e Simulazione Neonatale dell'Aoup. Perciò è stata avviata una collaborazione con l'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del Cnr

L'emergenza Covid ha fortemente ostacolato le attività del Centro di Formazione e Simulazione Neonatale (Nina) dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana. Da qui la spinta a cercare nuove 'strade tecnologiche' per arrivare ai propri utenti, come la virtualizzazione e remotizzazione dell'insegnamento. A tale scopo, il Centro Nina, diretto da Armando Cuttano, ha avviato una collaborazione con Gianpaolo Coro dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione (Isti) del Cnr volta a generare una 'libreria' di strumenti neonatologici 3D e di scenari virtuali da utilizzare in ambienti di realtà virtuale online e in simulatori software.

In questi ambienti è possibile studiare e simulare in autonomia le procedure utilizzando gli strumenti in uso nell'Aoup; inoltre, è possibile trovarsi virtualmente, in ambienti collaborativi online (ad esempio una sala parto) nei quali l'istruttore (che indossa un visore interattivo per la realtà virtuale) illustra procedure e strumenti ad allievi che seguono la lezione da remoto utilizzando strumenti anche economici. Il primo passo per la realizzazione di tali ambienti è il realismo degli strumenti e degli elementi di scena, che richiede di ricreare versioni virtuali accurate degli strumenti reali. Tuttavia, molte delle tecniche attualmente sul mercato sono costose per un ente statale o richiedono tempi lunghi per il setup dell'attrezzatura e la scansione degli oggetti.

Inoltre, non possono essere utilizzati dal personale del Centro in autonomia, requisito indispensabile data la frequenza dell'aggiornamento degli strumenti e delle tecnologie in uso nell'ambito della simulazione neonatale. Il Cnr-Isti ha quindi proposto di riutilizzare un algoritmo originariamente sviluppato per la ricostruzione 3D e il monitoraggio di ambienti coralliferi a partire da foto scattate da subacquei. "Le nostre tecnologie vengono pensate per massimizzarne il riuso su diversi domini applicativi, grazie alla pratica del paradigma dell'Open Science. Ad esempio, un algoritmo concepito per le scienze marine, se strutturato secondo questi dettami, può essere applicato direttamente ad un altro ambito, come quello medico" spiega Coro.

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