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Decreto sicurezza, Rossi ricorre alla Consulta: "Non rispettate le competenze della Regione"

Il governatore della Toscana conferma, come già annunciato nei giorni scorsi, l'intenzione di presentare ricorso alla Corte costituzionale. Le motivazioni

Rossi tira dritto. La Regione Toscana ha deliberato infatti nel pomeriggio di ieri, 7 gennaio, di fare ricorso alla Corte costituzionale contro il Decreto sicurezza emanato dal governo. La Giunta regionale, presieduta dal governatore Enrico Rossi, nell'atto approvato afferma di aver ravvisato nel decreto legislativo "profili di lesione delle competenze costituzionalmente garantite alle Regioni". La delibera autorizza il presidente Rossi ad impugnare la legge davanti alla Consulta.

"La Giunta regionale ha adottato le motivazioni con cui si fa ricorso, autorizzandomi a fare ricorso con la rappresentanza dell'avvocatura che poi stenderà materialmente il verbale". Ha annunciato il presidente Rossi, nel corso di una conferenza stampa insieme all'assessore regionale alla Presidenza e all'Immigrazione Vittorio Bugli, indetta per illustrare i contenuti del ricorso.

"Diciamo che le ragioni sono principalmente due - ha spiegato Rossi - innanzitutto l'articolo 1 del decreto Salvini, quello dove si elimina la protezione umanitaria, perché pensiamo che questo sia un modo per aumentare il numero degli irregolari e quindi non consentirci di svolgere fino in fondo il nostro ruolo previsto anche dalla Costituzione di assistere in maniera universalistica le persone che sono sul nostro territorio sia sotto il profilo delle cure che dell'assistenza sociale essenziale, un tetto, un piatto di minestra calda per le necessità alimentari, l'istruzione come diritto fondamentale; l'altro articolo è il 13, che eliminando l'iscrizione anagrafica rende invisibili queste persone, spariscono, non sappiamo dove cercarle e come poterle assistere". Con conseguenze anche sulla popolazione e nn solo sui singoli. "Un esempio? Chi oggi non è iscritto all'anagrafe non può essere vaccinato, il che è evidente che crei problemi per la salute di tutti".

"C'è un nucleo di diritti fondamentali e universali, che appartengono alla persona in quanto tale e ribaditi da più sentenze - spiega il presidente Rossi - quei diritti hanno a che fare con la sanità, che è competenza concorrente della Regione, e con le politiche sociali e la formazione, che della Regione sono competenze esclusive. Il decreto ostacola l'intervento volto al loro soddisfacimento e per questo ricorriamo. Abbiamo qualche perplessità che si possa fare. Con l'intervento della Corte costituzionale quantomeno si farà chiarezza".

"Apprezzo molto i sindaci per le posizioni che hanno preso, sia quelli che appunto dicono che non si può non applicare la legge ma si dichiarano apertamente contrari, e l'espressione più interessante l'ha usata il sindaco di Firenze Dario Nardella quando ha parlato di 'bomba sociale' - ha proseguito Rossi - perché questo è un decreto che produce una bomba sociale, che forse potrà servire a qualcuno per le elezioni europee, però, produce tanti danni all'interno del tessuto sociale, sia i sindaci che fanno disobbedienza civile". "Faccio presente che non sono dei 'Pierini', ma sono persone elette che consapevolmente si assumono la responsabilità di sottoporsi a un procedimento penale perché ritengono che la Costituzione su cui hanno giurato sia violata dalla legge Salvini - ha sostenuto Rossi - si può condividere o meno la decisione di non applicare la legge, ma bisogna 
rispettarli".

Tra i punti del Decreto sicurezza contestati da Rossi anche il cosiddetto 'daspo urbano' che viene esteso anche agli ospedali e ai presidi sanitari.

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