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Emergenza Covid: "Sulla sanità no ai vincoli di spesa, serve un grande piano di assunzioni"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

La seconda ondata della pandemia non si arresta: è una corsa quotidiana a rincorrere numeri sempre più alti.

La curva dei contagi sembra incontenibile e di conseguenza il nostro sistema sanitario, le nostre aziende sanitarie, sono in grande affanno: quella territoriale che sconta grandi ritardi nell’opera di tracciamento dei casi positivi e di presa in cura domiciliare dei casi meno gravi per una grave mancanza di operatori sanitari; quella ospedaliera in grande affanno per mancanza di posti letto Covid, sia in intensiva sia in sub intensiva, come denunciato dai primari di rianimazione che pure alla fine della prima ondata avevano sollecitato, completamente ignorati, i vertici aziendali a pianificare ulteriori posti letto (30 in tutto) nei presidi di Cisanello e Santa Chiara, proprio in previsione di una recrudescenza del virus.

A brevissimo la saturazione dei posti Covid necessiterà della riconversione dei posti ordinari, con tutto quello che comporterà per le altre patologie, in molti casi anche importanti. Intanto, la soluzione prospettata, a livello regionale, è quella di far ricorso, erogando risorse pubbliche, alle cliniche private chiedendogli addirittura di farsi garanti, nel periodo emergenziale, del diritto alla salute. Se non fossimo nel dramma la cosa rasenterebbe il ridicolo.

Una evidente, insufficienza organizzativa da parte dei vertici aziendali che scontano ritardi in molti casi ingiustificabili, tanto che sembra di riavvolgere una vecchia pellicola di un film purtroppo già visto.

Ma è il personale, il vero tallone di Achille, in cronica carenza, sempre più stressato da turni massacranti e in burn-out per il grave peso psicologico già affrontato nella prima fase di emergenza sanitaria, così come denunciano le organizzazioni sindacali.

In AOUP, come dichiarato dalla direzione, si tenta di correre ai ripari con la annunciata assunzione di 65 nuovi professionisti, 55 infermieri e 10 operatori sociosanitari, ma nuovamente per la maggioranza, 40 infermieri, si tratta di personale a tempo determinato, dei quali tra otto mesi il servizio sanitario dovrà nuovamente fare a meno. E’ comunque, vista l’ordinaria situazione del personale appare come un pannicello caldo.

Eppure, facili Cassandre, sono anni che denunciamo la situazione in cui versa il personale sanitario nella nostra azienda, e chiede di ripensare il lavoro professionale in sanità, contrastandone la precarietà con un grande piano di assunzioni di professionisti, medici, infermieri, oss, tecnici, a tempo indeterminato; eliminando una volta per tutti il ricorso alle forme contrattuali precarizzanti, e attuando una progressiva internalizzazione dei lavoratori impiegati nei tanti subappalti e nelle numerose pseudo-cooperative.

Non è il tempo di vincoli di spesa, che appartengono a tempi in cui si è utilizzata questa leva non solo per ragioni di finanza pubblica ma con l’intento di destrutturare -attraverso l’attacco all’architrave rappresentato dal lavoro sanitario pubblico- il servizio sanitario nazionale aprendo al mercato privato questa grande infrastruttura che racchiude in sé la garanzia del fondamentale diritto alla salute della persona.

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