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Festa della Toscana, tra federalismo e difesa dei diritti umani

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

“La celebrazione della Festa della Toscana di quest’anno ha rappresentato un’occasione importante e sotto due profili.

In primo luogo, la ricorrenza ha voluto dare concretezza a quel rapporto fra cittadini e territorio regionale che troppo spesso viene vissuto in modo distante, quasi distratto, quando invece l’identità regionale dovrebbe essere vissuta da tutti noi con una speciale intensità tanto più in questo momento storico. Tutti parliamo di decentramento e federalismo, ma sembriamo dimenticare che non si tratta i parole vuote ispirate da una qualunquistica e deleteria contrapposizione all’istituzione statale. Esse acquisiscono un autentico significato solo se si ha la consapevolezza che richiedono un quotidiano impegno politico, morale e civile per la razionale valorizzazione delle risorse di un territorio e di un popolo intimamente legati fra loro.

Ma la Festa della Toscana di quest’anno è andata al di là di questo pur importante obiettivo, perché, in omaggio ai valori che proprio la nostra Regione ha da sempre fortemente sentito come propri, essa si è posta come momento di riflessione sul tema fondamentale dei diritti umani. Non a caso, la data della Festa della Toscana è stata prescelta in omaggio all’abolizione della pena di morte e della tortura decisa nell’oramai 1786 – per la prima volta al mondo – dal lungimirante Granduca Pietro Leopoldo.

E mi pare proprio che il programma che abbiamo organizzato, come Consiglio Comunale, per celebrare quest’anno la Festa della Toscana si sia collocato proprio nel solco del riconoscimento e della valorizzazione delle battaglie per i diritti civili. Gli ospiti che abbiamo ricevuto nella solenne seduta del Consiglio Comunale di giovedì scorso,  da Estela Carlotto, presidente  delle Nonne di Plaza de Mayo, a Wilbert Rideau, condannato alla pena capitale e liberato dopo 44 anni di prigionia, ai rappresentati di Amnesty International a quelli della comunità di Sant’Egidio – sono stati la testimonianza più autentica di queste battagli per la difesa, non di posizioni di parte, ma dei diritti universali nell’interesse di tutta l’umanità”.

Giuseppe Ventura
Capogruppo in Consiglio Comunale di “In lista per Pisa”

 

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