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Sabato, 27 Aprile 2024
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Cena di classe a trent'anni dal diploma, la storia della 5C del liceo Buonarroti

Nuovamente tutti insieme, a distanza di tre decenni dalla maturità

Una cena per ritrovarsi nuovamente tutti insieme, a trent'anni esatti dal diploma. Un momento di emozione e nostalgia, quello vissuto dalla 5C 1992 del liceo scientifico Buonarroti, che si è data appuntamento a Marina di Pisa per rivivere le sensazioni di tempo. Un'intesa e una complicità che, per gli ex compagni di classe, sono rimasti intatto malgrado lo scorrere inesorabile del tempo. "Rivederci dopo tanto tempo non ha significato solo rievocare numerosi momenti amarcord - ha ricordato Laura Gagliardi, una delle alunne della 5C del 1992 -, ma riassaporarne insieme la dolcezza sulla punta della lingua, tornando di nuovo lí, ora come allora".

Quinta C 1992-2
(Una foto del tempo della 5C 1992 del liceo Buonarroti)

"Come se il tempo si fosse fermato"

Di seguito riportiamo il commento integrale di Laura Gagliardi alla serata:

Una cena per ritrovarci di nuovo tutti insieme, a trenta anni esatti dal diploma. È stato emozionante e divertente. Questo ognuno di noi un po' lo presentiva. Quello che nessuno di noi poteva immaginare invece è che una sera d'estate, in riva al mare, sulla spiaggia di Marina di Pisa, avremmo ritrovato istantaneamente l'atmosfera di un tempo, quell'antica familiarità che sperimenta solo chi condivide nel quotidiano gli anni bollenti dell'adolescenza. È stato come se ci fossimo salutati l'ultima volta il giorno prima per rivederci poche ore dopo, ritrovando all'istante quella sana, robusta follia che ieri come allora ci ha fatto perdonare reciprocamente i nostri pregi per poter ridere insieme dei nostri difetti: quelli sí che ci hanno reso sempre di gran lunga più interessanti, bizzarri e unici anche, ognuno nel suo genere. Scoprirci cambiati ma in fondo non poi cosí tanto. La gioia viscerale di stringerci e di sentirci ridere. E le passioni, quelle vere. La fisica di Alessandro e la chimica di Alessio. Quelle che ti conducono proprio là, nel tuo posto nel mondo. E, incidentalmente, anche dalla preside. E il banco planò verso la professoressa indegna, perché toccatemi tutto ma non la mia Chimica. Sorbirsi la sermonesca ramanzina mentre da sotto la porta in presidenza scivolava il tazebao "RICCIU LIBERO", passato istantaneamente alla storia. 

Il nostro futuro. Quello che lo intravedevi fin dal primo giorno. Jacopo il giornalista e Federica la veterinaria. E quello che prima però bisogna cimentarsi con una strettoia. La tessitura policroma dei nostri destini. Michele l'ingegnere informatico e Francesco l'ingegnere chimico. E poi Daniela la wedding planner e Matteo l'attore. L'agriturismo di Cesare e quello di Nicola. L'insegnamento ha scelto Linda, Tamara e Ny, mentre il gelato ha scelto Laura. Passioni che diventano missioni che diventano professioni oppure nuove attività che prima non c'erano. 

Ha un che di confortante la familiarità delle nostre voci, respirare di nuovo quell'aria lieve lieve di unione leggiadra, nata un po' a caso ad inizio adolescenza e cresciuta negli anni, superando valorosamente insieme tediose ore di trigonometria, interminabili lezioni di storia dell'arte e le untuose lezioni di filosofia, le tre ore lunghe lunghe del venerdì, che giungevano al termine esclusivamente grazie all'ausilio irrinunciabile dei miracolosi bigliettini che ci passavamo di mano in mano per puro spirito di sopravvivenza e che ospitavano sonore prese per il culo reciproche, suscitando sguardi d'intesa e irrefrenabili risate, impossibili da silenziare. L'ironia mordace ma mai cattiva. Crescere insieme anno dopo anno, luminara dopo luminara. Correre a perdifiato da un ponte all'altro, mano nella mano, per non perderci. Le nostre catene umane sotto centomila lampanini tremuli e chilometri di biancheria. Ma quanto è bella la nostra Pisa la notte del sedici giugno. Che per una volta ci aveva ragione perfino Leopardi, quando diceva che i lungarni di Pisa sono troppo più belli e suggestivi di quelli di Firenze. Solennemente aspettare i fuochi, abbracciati sul Ponte di Mezzo, per vederli bene, per goderci insieme quello spettacolo struggente, con la cascata dal Ponte Solferino, fino ai tre botti consecutivi che annunciavano la fine. Tutto era condivisione, quella vera, quella che significa vivere insieme la stessa cosa nello stesso istante, non come adesso che con la corsa al selfie c'è sempre il turista idiota che poi vola giù dalla spalletta. 

Quinta C oggi-2
(La 5C oggi)

Ma ora è marzo 1992. 

Gli sgambetti sul Ponte Carlo e le facce sceme per la foto con la carrozza, sotto l'orologio di Piazza Venceslao. Una Praga da fiaba viveva la nostra primavera. La notte pazza in discoteca, a ballare con i ragazzi cechi. Ma poi bisogna tornare, che mancano cento giorni alla Maturità e c'è da andare a strusciare la lucertolina dorata sul portone della cattedrale, che porta bene, che sennò come si fa a passare l'esame? E anche oggi si studia domani. 

E i giovedí sera tutti in centro a ballare al Kabiria e il venerdì sera sempre al Frumpy a Tirrenia. E il giorno dopo alle otto tutti a scuola. E poi subito arriva Lei, la Maturità. Tutti giù a capo chino sulle sette ore di tema, mentre gli sguardi si allungano, in cerca di solidarietà. E il falò memorabile a Tirrenia per festeggiare la fine degli scritti, perché una volta superati gli scritti ormai è fatta, che tanto all'orale bene o male la sfanghi sempre. Ce l'abbiamo fatta, ce l'abbiamo fatta davvero! Momenti indelebili. Bruciammo gli appunti di filosofia, tutti. E mentre Kant bruciava sotto i nostri occhi, con tutta la sua Critica alla ragion pura, noi ci abbracciavamo, ridevamo come matti. Eravamo giovani e liberi e felici e spensierati e totipotenti. "Rivederci dopo tanto tempo non ha significato solo rievocare numerosi momenti amarcord, ma riassaporarne insieme la dolcezza sulla punta della lingua, tornando di nuovo lí, ora come allora. E se momenti, come quelli ritrovati alla cena dei trent'anni scomparissero, fagocitati dalla crudele entropia del transeunte, questo rappresenterebbe una perdita inestimabile per il patrimonio edonistico dell'umanità. Questo ha sentito ognuno di noi, pezzetti del puzzle dei Forever Quinta C Buonarroti 1992. E per questo ci appelliamo ad Alessio Ricciu, il nostro Artista, l'unico in grado di catturarci da ogni remoto dove da qualche parte nel pianeta per convogliarci attorno alla stessa tavola la stessa sera, con una determinazione inossidabile, dura come una roccia mesozoica. E per convincerci tutti, stavolta non ha fatto decollare nemmeno un banco, pare. Perché poi noi siamo sempre la QUINTA CI, e anagrammati diventiamo QUANTICI, cioè capaci di sviluppare creativamente nuove relazioni tra pensiero e materia, e quindi di realizzare l'irrealizzabile. Rendere possibile l'impossibile.

Perciò accoratamente ti chiediamo, o Ricciu, di replicare la tua epica impresa, e possibilmente senza lasciar passare altri trent'anni. Ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità, insegna Guccini. E noi, guardando  ancora la nostra foto sorridiamo, ci sentiamo cosí bene. E se forse non abbiamo l'energia che in giorni lontani mosse la terra e il cielo, siamo ancora gli stessi, unica, uguale tempra di eroici cuori, indeboliti forse dal fato, ma con ancora la voglia di ballare, di viaggiare, di sognare, e di non cedere. Perché quando si dice il sentimento, ragazzi.

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