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Sapienza, non solo biblioteca, l'appello dei giuristi: "C'è anche la Facoltà"

In una lettera quatto giuristi, che hanno effettuato i propri studi all'interno dello storico edificio, si dichiarano allibiti per il disinteresse di opinione pubblica e istituzioni verso la sorte della Facoltà di Giurisprudenza

Ancora una mobilitazione per il Palazzo della Sapienza. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che quattro illustri giuristi Umberto Breccia, Virginia Messerini, Alessandro Pizzorusso, Eugenio Ripepe hanno scritto sulla situazione dello storico edificio pisano, chiuso per problemi strutturali dal maggio 2012.
 

"Abbiamo seguito con notevole sconcerto il modo in cui sono stati prospettati sulla stampa i problemi conseguenti alla chiusura, per ragioni di sicurezza, del Palazzo della Sapienza, dove ci siamo formati e abbiamo trascorso la nostra intera vita professionale come docenti della Facoltà di Giurisprudenza. Ci ha colpito in particolare il fatto che all’attenzione giustamente prestata alla grave situazione nella quale si è venuta a trovare la Biblioteca Universitaria non abbia corrisposto analoga attenzione per quanto riguarda la situazione, non certo meno grave, nella quale si è venuta a trovare la Facoltà (poi, Dipartimento) di Giurisprudenza, che occupava la parte di gran lunga più ampia del palazzo fin dalla sua costruzione.

Lo sconcerto non nasce dal fatto che nessuno ha ricordato il legame storico tra Sapienza e studi giuridici a Pisa: sappiamo bene che la sensibilità occorrente per dare importanza ai legami storici non è molto diffusa. Nasce dal sorprendente disinteresse che tanti hanno dimostrato per le sorti di quello che è oggi uno dei maggiori dipartimenti dell’università di Pisa (più di 5000 studenti, un centinaio di professori, varie decine di amministrativi, tecnici e ausiliari, un patrimonio librario di oltre 130 mila volumi) ritrovatosi da un giorno all’altro letteralmente in mezzo alla strada: senza aule, senza biblioteche, senza uffici, senza sale di lettura e di studio. L’Ateneo è riuscito a far fronte all’emergenza con misure, appunto, di emergenza, reperendo locali in varie parti della città per consentire che l’attività didattica e la ricerca potessero proseguire alla meglio e senza interruzioni. Ma le misure di emergenza non possono certo diventare soluzioni stabili, e tanto meno definitive. Basti pensare che le lezioni del Dipartimento si tengono attualmente in sedi distanti oltre un chilometro l’una dall’altra, che decine di migliaia di volumi sono depositati presso l’archivio di Montacchiello, che gli studi dei docenti sono ospitati in tre diverse zone della città. Non dubitiamo della volontà e della capacità della nostra amministrazione universitaria, a cominciare dal Rettore, di farsi carico di questi problemi per avviarli a soluzione nel modo migliore e più rapido possibile. Ma sarebbe paradossale se a questo fine non si potesse contare anche sulla solidarietà e sul supporto di tutte le istituzioni locali e nazionali.

Il fatto che nel documento col quale il Consiglio comunale ha recentemente preso posizione sui problemi conseguenti alla chiusura della Sapienza non si spenda una sola parola per quelli relativi al Dipartimento di Giurisprudenza non è molto incoraggiante in questo senso,  perché fa temere che quei problemi o non suscitino alcun interesse o siano oggetto di una più o meno consapevole rimozione (o tutte e due le cose insieme).

Eppure, basterebbe passare davanti alla Sapienza per accorgersi che sulla sua facciata c’è scritto “Facoltà di Giurisprudenza”…  e anche per constatare che, da quando è stato necessario dislocare altrove le attività della Facoltà, che richiamavano ogni giorno migliaia di persone, una zona da sempre tra le più vivaci del centro storico, appare immersa in un’atmosfera quasi da deserto dei Tartari, come ben  sanno i commercianti che ne subiscono le drammatiche conseguenze.

Ci amareggia e ci stupisce che tocchi a noi sottolineare queste cose. Ma se abbiamo deciso di farlo è anche perché da ultimo si è appreso che da qualche parte è stata ventilata l’idea che, una volta messo in sicurezza l’edificio, i problemi di capienza della Biblioteca Universitaria si possano risolvere con la sua espansione all’interno della Sapienza (vale a dire sottraendo al Dipartimento di Giurisprudenza il suo già ridotto spazio vitale). Un’idea geniale che, in tutta franchezza, anche indipendentemente dai suoi aspetti giuridicamente abnormi, ci lascia, prima che preoccupati, semplicemente allibiti". 

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