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Cronaca

'Anche i feti vanno in Paradiso': presidio a sostegno dell'aborto libero e sicuro

Il 28 settembre anche a Pisa si celebrerà la Giornata internazionale per il diritto all'aborto libero, sicuro e gratuito

"Il 28 settembre ci troverete in piazza per parlare insieme di diritto alla salute sessuale e riproduttiva, perché l’aborto non sicuro continua ad essere una delle prime cause di morte materna nel mondo". Lo annunciano le associazioni Non una di Meno e Obiezione Respinta, che in occasione della Giornata internazionale per il diritto all'aborto libero, sicuro e gratuito organizzano un presidio informativo a Pisa, in Largo Ciro Menotti, con banchini informativi dalle 18, microfono aperto per gli interventi e alle 19 uno spettacolo teatrale comico a cura del collettivo femminista Las Berthas dal titolo 'Anche i feti vanno in Paradiso'. Al presidio hanno aderito anche La Casa della donna di Pisa e AIED Pisa.

"Perché in questi ultimi mesi l’aborto e i diritti conquistati in ambito di salute sessuale e riproduttiva sono stati messi sotto attacco in modo più o meno esplicito in Italia come in molti altri paesi. Perché in Italia si registra un tasso di obiezione di coscienza da parte del personale sanitario pari al 70%, con picchi che salgono sopra all’80% in alcune regioni. Perché, laddove questo diritto viene garantito, di fatto non lo è: la scarsità di informazioni rispetto alla pratica stessa, i moralismi e la mancanza di sensibilità nei confronti delle pazienti, ci fanno sentire spesso e volentieri disorientate, abbandonate e colpevolizzate".

"Perché l’IVG (interruzione volontaria della gravidanza, ndr) farmacologica dovrebbe essere garantita in ogni struttura ambulatoriale pubblica, nei consultori, in day hospital, fino alla 9° settimana, ma di fatto non lo è: in Italia solo in Lazio e in Emilia Romagna, la RU486 viene distribuita in consultorio e in quest’ultima regione solo fino alla 7° settimana. Per questo motivo, l’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa come percentuale di IVG farmacologiche effettuate ogni anno, nonostante l'OMS lo definisca il 'metodo più sicuro ed efficace per interrompere una gravidanza'. Perché in Italia la contraccezione gratuita non è garantita".

"Nelle 5 regioni in cui dovrebbe esserlo (Toscana, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, provincia autonoma di Trento e Lazio), la mancanza di fondi non garantisce un’offerta congrua. Di fatto quindi questa misura diventa un privilegio per poche, delegata solo alla contraccezione orale, non considerando il resto dei metodi contraccettivi possibili e a disposizione. Perché il servizio legato ai consultori in Italia è insufficiente. I consultori pubblici sono stati progressivamente ridotti, dagli anni ‘70 ad oggi: sono al momento circa 1800 quelli attivi sul territorio nazionale, un numero che è di gran lunga inferiore a un consultorio ogni 20.000 abitanti, come disciplinato dalla legge 405". 

Le associazioni organizzatrici proseguono: "Perché l’articolo 2 della 194 stessa legittima l’ingresso nelle strutture pubbliche di gruppi antiabortisti, contrari alla libera scelta, violenti e manipolatori, che non rendono questi luoghi della salute luoghi sicuri in cui viene garantita l’autodeterminazione sulle nostre vite. Perché non si investe sull'educazione sessuale, alle diversità e all'affettività. Non si crede che queste possano contribuire a smantellare questo sistema patriarcale omicida, ma si risponde alla violenza esclusivamente con ulteriore violenza e repressione punitiva. Vogliamo smetterla di contare le vite spezzate di sorelle per mano di una violenza maschile di cui la nostra società è impregnata, figlia di una cultura patriarcale che ancora non accetta la nostra autodeterminazione e libertà".

"Esigiamo il diritto all’aborto libero sicuro, informato, rispettoso dell’emotività di chiunque lo compia. Vogliamo contraccezione gratuita, che comprenda più metodi contraccettivi, senza discriminazioni di genere e reddito. Vogliamo consultori che siano spazi sicuri, in numero sufficiente alla popolazione e con personale e servizi che rispondano alle nostre esigenze. Vogliamo fondi destinati alla sanità pubblica così come politiche per il sostegno reale alla genitorialità, ai servizi di prima infanzia e alle politiche di welfare" concludono.

"Vogliamo educazione sessuale e riproduttiva, alle diversità e all’affettività, per tutte e da subito. Pretendiamo il diritto di decidere sul nostro corpo, vogliamo che l'attenzione alla vita sia attenzione all'autodeterminazione per tutte le persone. Abortire è un diritto umano inviolabile che tocca tutti gli aspetti dell'esistenza e che non può essere solo di chi ha un privilegio di classe, razza, salute e genere. Ecco perché il 28 settembre grideremo insieme: molto più di 194".

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