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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Nuovo primato per l'Aoup: perfettamente riuscito l'intervento robotico su una fibrosi retroperitoneale

Si tratta della prima operazione di questo tipo in Italia

Per la prima volta in Italia, e la quinta al mondo, una paziente è stata operata di fibrosi retroperitoneale con tecnica chirurgica robotica. Ha eseguito l’intervento il professor Riccardo Bartoletti, direttore dell’unità operativa Urologia 1 dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, coadiuvato dal professor Alessandro Zucchi, dell’Università di Pisa. La paziente, di circa sessant’anni e proveniente dalla provincia di Lucca, è stata operata e, nell’arco di due mesi, ha pienamente recuperato la funzionalità di entrambi i reni.

La fibrosi retroperitoneale è una malattia rara (si registrano circa 0,5 casi l’anno ogni 100mila persone) caratterizzata dalla formazione di tessuto infiammatorio e fibroso nella parete posteriore dell’addome. Tra i sintomi ha un dolore sordo e costante ai fianchi, al dorso o all’addome e, quando sono coinvolti gli ureteri, il dolore può essere di tipo colico. Si possono infettare le vie urinarie e si può infine ostruire l’uretra, portando alla perdita di funzionalità di uno o entrambi i reni. Oltre il 40% dei pazienti può sviluppare una malattia cronica del rene e oltre l’8% è costretto alla dialisi.

Infatti la paziente, costretta a portare per lungo tempo una fastidiosa derivazione urinaria causata dell’ostruzione determinata dalla malattia, era in cura nell’unità operativa Nefrologia trapianti e dialisi, diretta dal professor Vincenzo Panichi. Non rispondendo ai trattamenti medici e di fronte a un peggioramento delle condizioni, è stata scelta la strada chirurgica. La collaborazione fra urologi e nefrologi su questa patologia era già iniziata da qualche anno, culminando nella redazione di un articolo pubblicato nel marzo scorso da Urologia internationalis ('Idiopathic retroperitoneal fibrosis: what is the optimal clinical approach for long-term preservation of renal function?'). Generalmente, in questi casi, si opera 'a cielo aperto' o per via laparoscopica, ma si è preferito utilizzare il robot per puntare a una più ridotta degenza postoperatoria e a un rapido recupero funzionale.

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