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Cronaca

Provincia: “Il dialogo istituzionale nello spazio europeo del lavoro”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Una ricerca su “le crisi (aziendali e occupazionali) locali dentro la crisi (economica) generale”; con un taglio che verte sul ruolo avuto dalla Provincia di Pisa nella gestione delle prime, le (molte) “crisi al plurale” verificatesi nel nostro territorio in questi anni, con particolare frequenza dall’inizio della seconda, la “crisi al singolare”. Alla fine, un testo che offre la definizione di un “metodo operativo” (positivo secondo le autrici dell’indagine); e, insieme, costituisce un atto di testimonianza circa l’utilità di un ente amministrativo - la Provincia appunto - nell’affrontare, con sostanziale efficacia, situazioni drammatiche per quanti ne sono stati direttamente coinvolti e per la tenuta stessa del corpo sociale (riflessione, questa, tanto più interessante, in quanto cade in una fase politica che, pur temporaneamente sospesa, guarda alla possibile, se non probabile, soppressione di quell’ente amministrativo: oggi, 2 luglio, la Corte Costituzionale è chiamata a esprimersi proprio sul riordino delle autonomie). La pubblicazione è stata presentata dall’assessore provinciale al welfare Anna Romei; e dalle curatrici, la professoressa Giovanna Colombini, le dottoresse Vanessa Manzetti e Francesca Carpita, tutte dell’Università di Pisa: titolo del volume, “Il dialogo istituzionale nello spazio europeo del lavoro e dell’occupazione. Il ruolo dell’ente Provincia”.
L’approccio, lo si è detto, è prettamente pratico, “empirico” quasi. Punto di partenza è infatti l’analisi di alcune vicende reali (riguardanti aziende chiuse o ridimensionate, con conseguenti licenziamenti o dolorose “flessibilizzazioni” dei contratti), tra le quali casi ben noti come quelli “Atisale” in Valdicecina o “Saint Gobain” a Pisa città. “Ebbene”, spiega la professoressa Colombini, “in questi frangenti la Provincia ha dimostrato di assolvere un ruolo, delicato e decisivo, sia di mediazione tra le parti, sia di sostegno alle persone rimaste prive, in tutto o in parte, dei propri contratti, di assunzione o altro genere”. Un ruolo svolto grazie alla competenza maturata negli anni attraverso uffici (Centri Impiego, sportelli, servizi) e figure espressamente ‘dedicate’ a esercitare funzioni e strumenti ad hoc: dalla formazione ai tirocini; dal ricollocamento di soggetti estromessi dal mercato; dall’orientamento all’incontro domanda-offerta; dalla ricerca di canali per l’attivazione ammortizzatori (come la cassa integrazione in deroga) alla promozione di percorsi di neoprofessionalizzazione o autoimprenditorialità.
Insomma, “un bagaglio di esperienze cospicuo e anche ricco sotto il profilo umano”, sottolinea Romei, “rispetto al quale ci siamo posti la domanda se tutto ciò (le reti territoriali di collaborazione pubblico-privato costruite negli anni, la capacità di negoziare per cercare di dar risposte a problemi individuali e familiari angosciosi) rappresentasse o meno un valore e una dimensione specifica dell’essere Provincia”. La risposta che emerge dalla pagine della ricerca è “sì”; e da ciò deriva un’implicita conclusione: la necessità, qualunque sia il futuro assetto dello Stato italiano, di non disperdere un “know-how” così socialmente prezioso.

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