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Ciaf e ludoteche, Una città in comune: "Il pastrocchio del bando per la gestione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Negli scorsi giorni con una determina del 17 gennaio del Comune di Pisa sono stati resi pubblici i risultati del bando per l’assegnazione della gestione dei Ciaf (centri educativi infanzia adolescenza e famiglia) e delle ludoteche pisane.

Arriva così l'epilogo di un processo che rende evidente la cecità e la mancanza di progettualità di questa Amministrazione rispetto al settore socio-educativo, riducendo il portato culturale, sociale e creativo delle pratiche dell’educazione non formale. Con questo bando si scardinano le fondamenta e le caratteristiche dei Ciaf e delle ludoteche.

A questo si aggiunge che solo una ristrettissima parte del terzo settore ha deciso di partecipare ad un bando ritirato già una volta, con una evidente contestazione nei confronti di un atto pieno di incoerenze interne già denunciate in occasione del primo bando, ma che sono state mantenute anche nella seconda versione nonostante le numerose lettere di dissenso.

L’effetto di tutto questo è un pastrocchio amministrativo in cui si mina alla base l’esperienza costruita in anni e anni di programmazione partecipata del terzo settore nelle politiche rivolte all'infanzia e all'adolescenza del territorio dell’amministrazione comunale, privilegiando la passività, l’accondiscendenza, il silenzio davanti a errori evidenti

Ma le criticità sono anche altre. In primo luogo si sottrae alle famiglie la scelta di opportunità e tipologie di attività. Infatti non solo sono poche le realtà che hanno partecipato al bando, ma la maggior parte di esse (4 su 7 sono ASD – associazioni sportive dilettantesche) hanno una lontana e riconosciuta esperienza in campo di attività sportive, altre si occupano di attività musicali. Senza nulla togliere a queste attività, esse non riescono a coprire quegli obiettivi sociali, educativi e culturali che dagli anni ’70 ad oggi provengono dal mondo dell’educazione non formale nelle sue forme derivate dall'animazione sociale, dall’educazione di strada e dall’educazione alla cittadinanza attiva. Questa riduzione dello spettro di metodi e tipologie di attività comporta necessariamente l’appiattimento del concetto di educazione non formale ad una formula sterile e non più generatrice di pratiche creative finalizzate a promuovere coscienza critica e riflessiva in chi le vive.

Ulteriore elemento di negatività è rappresentato dalla mancata assegnazione della gestione del centro infanzia e adolescenza in San Biagio. Ciò comporta, con un ulteriore ritardo e aggravio di costi, la necessità di un nuovo bando.

Infine salta agli occhi che nonostante le attività partano con mesi e mesi di ritardo, per responsabilità del Comune, il contributo economico previsto è rimasto invariato per una cifra pari a 129.509.75 euro, nonostante il tempo di svolgimento del servizio sia di fatto dimezzato.

Ciccio Auletta e Marco Ricci
(una città in comune)

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