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Pd, articolo 18: la proposta del Governo deve essere radicalmente corretta

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

La riforma dell’articolo 18 è giustamente sentita come centrale dall’opinione pubblica. Chi ne minimizza la portata riducendola a marginale o “simbolica” non ne coglie aspetti fondamentali sul piano dei rapporti sociali e sul piano politico e culturale. È in gioco la tenuta di un modello di società “fondata sul lavoro”, in cui il valore del lavoro non è subordinabile a quello del mero profitto e la condizione esistenziale di lavoratore non può essere sottratta ad alcuno senza una giusta causa.

Questa preoccupazione non è confinata in una minoranza dell’opinione pubblica, ma largamente sentita e diffusa. Rilevanti distinguo, del resto, sono emersi nello stesso Consiglio dei Ministri mentre all’iniziale mobilitazione della Cgil si sono unite richieste di aggiustamenti di tutto il mondo sindacale. È estremamente significativo, a questo proposito, il giudizio espresso da grandi personalità del sindacalismo e dalla Cei per bocca dell’arcivescovo Bregantini.

Per questo il Pd ritiene che la proposta del Governo debba essere radicalmente corretta, in particolare per quanto riguarda i licenziamenti per motivi economici per i quali cadrebbe ogni possibilità, anche per un giudice, di decretare il reintegro di un lavoratore licenziato ingiustamente

La scelta del percorso parlamentare con la proposta di un disegno di legge aiuta a creare le condizioni perché queste correzioni vengano apportate, conservando invece le diverse buone novità contenute nella riforma, specialmente quelle tese a migliorare le condizioni dei troppi lavoratori precari. Per questo disapproviamo fermamente l’atteggiamento di chiusura al confronto assunto da alcuni già prima che si avvii il dibattito parlamentare. L’Italia deve affrontare la crisi con coesione, per poterla superare, e la ricerca dello scontro sociale sarebbe nociva e irresponsabile.

Il Pd si è assunto in pieno e con coraggio le sue responsabilità dando un appoggio determinante alla nascita del Governo Monti, che nel Parlamento trova la sua legittimazione costituzionale. È stata una scelta generosa, che ha posto l’interesse nazionale davanti a quello di parte (un voto anticipato avrebbe probabilmente premiato il centrosinistra) consentendo al Paese di superare un passaggio drammatico (quanto accade in Grecia aiuta a ricordare quali rischi si siano corsi) cui ci aveva condotto il Governo Berlusconi.

Chi ora pensasse di poter mettere in difficoltà il Pd o addirittura di provocarne la divisione strumentalizzando questa vicenda, ripone male le sue speranze. Il Pd ha una posizione forte, chiara e condivisa, sostenuta in modo corale e convinto da una base vera e larga, che in questi giorni non ha mancato di far sentire la sua voce a sostegno delle scelte del gruppo dirigente. Una posizione tutt’altro che estremista e minoritaria. Il Pd dimostra così di aver superato le secche del “ma anche”, trovando la capacità di assumere senza complessi il suo ruolo storico di forza largamente rappresentativa, riformista e popolare, portatrice di idee concrete per il futuro del Paese. Qualcosa di cui c’era bisogno.

Si tratta, a mio modesto avviso, di un’ottima notizia: mentre si cavalca l’antipolitica con l’obiettivo di delegittimare indistintamente i partiti, è stata offerta ai cittadini un’occasione per riconsiderare quanto sia importante, in democrazia, l’esistenza di una forza capace di rappresentare e far valere le istanze e le idee di tanti.

Andrea Ferrante
Segretario Comunale Pd Pisa

 

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