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Toscana Pride, la mozione: "Il Comune di Pisa dia il patrocinio"

Una città in comune e Unione Popolare chiedono all'amministrazione pisana di riconoscere l'importanza dell'evento

Diritti e tolleranza in discussione nel prossimo Consiglio comunale di Pisa del prossimo 6 luglio con la mozione promossa da Una città in comune - Unione Popolare. "Chiediamo che il Comune di Pisa dia il proprio patrocinio alla manifestazione 'Toscana Pride' e garantisca la sua partecipazione, realizzando anche un gesto simbolico nei giorni precedenti e immediatamente successivi alla manifestazione esponendo sul Ponte di Mezzo la bandiera arcobaleno".

L'appuntamento quest'anno è previsto a Firenze sabato 8 luglio. "La destra anche a Pisa ha osteggiato da sempre il Pride  - scrive la lista - e la giunta Conti ha persino taciuto a fronte delle aggressioni omofobe che ci sono state nell’ultimo anno e mezzo in città. Per questo nel documento, che abbiamo depositato, chiediamo anche al Comune, tra le altre cose, di garantire il pieno sostegno alle politiche per favorire l’inclusione sociale delle soggettività LGBTIQA+, a partire dalla piena attuazione della l.r. 63/2004, e di potenziare, sempre nell’ambito delle competenze comunali, i percorsi di educazione alle differenze previsti all’interno dei sistemi scolastici, anche formando e supportando le figure coinvolte nei processi di educazione (dirigenti, docenti, genitori ecc.), finalizzati a contrastare qualsiasi forma di discriminazione".

Partecipare al Toscana Pride è per Ucic-Unione Popolare "un impegno politico a continuare un percorso non solo di solidarietà, ma anche di riflessione, conoscenza e ascolto. Abbiamo sempre considerato, infatti, le istanze della comunità LGBTQIA+ non solo nel loro specifico, ma anche come un punto di vista indispensabile che permea il nostro lavoro quotidiano in modalità trasversale. Riteniamo infatti che esista una connessione diretta fra tali istanze e le battaglie che portiamo avanti su temi come i servizi socio-sanitari, la scuola, l’educazione e i diritti dell’infanzia, il lavoro dignitoso, il diritto all’abitare". 

"Le discriminazioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere, soprattutto se sommate ad altre forme di discriminazione, rappresentino esse stesse una causa di impoverimento e emarginazione, di difficoltà o impossibilità di accedere al lavoro, all’istruzione, alla casa, ai servizi. Riteniamo che non ci si possa limitare a interventi su scala locale o che colmano dei vuoti normativi, ma che si debba agire, dove necessario, per ottenere cambiamenti strutturali nelle politiche e nelle norme a livello anche nazionale. Il caso delle carriere alias e della trascrizione degli atti di nascita sono esempi emblematici di questo", conclude il gruppo consiliare. 

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