rotate-mobile
Politica

Una città in comune: "Il Comune primo consumatore critico"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Sono passate meno di due settimane da quando a Dacca, in Bangladesh, un palazzo di otto piani è imploso, seppellendo gli operai tessili che lavoravano al suo interno in condizioni di sicurezza inesistenti. Ad oggi si stima che le vittime siano più di mille. E’ emerso che fra i committenti dei prodotti tessili prodotti nello stabilimento ci sono aziende italiane.

Alla luce di questa ennesima strage dovuta a condizioni di lavoro inaccettabili che producono profitti per le aziende globalizzate è necessario rilanciare l’idea di un sistema economico in cui i diritti e la vita dei lavoratori siano al primo posto, e in cui l’uscita dalla crisi economica internazionale non avvenga al ribasso, scaricandone tutto il peso su chi lavora, ma con forme nuove di economia più localizzata e più solidale. Un cambiamento di cui anche gli Enti locali possono e devono essere attori e promotori.

Di questo si è parlato sabato scorso nella sala convegni della stazione Leopolda, durante l’incontro “Animare la città per costruire un Comune solidale e sostenibile”, organizzato dalla lista “una città in comune” e a cui hanno partecipato Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Paolo Cacciari, ex deputato, ex amministratore ed esponente del movimento per la decrescita, e Mauro Marinari, sindaco di Rivalta di Torino, eletto per la lista ‘Rivalta sostenibile’.  Tema delle relazioni e della discussione era capire come un comune possa agire per portare nella propria scala gli obiettivi globali e le pratiche dell’economia solidale, e come fare in modo che il comune come istituzione possa prefigurare un’economia solidale, sostenibile ma anche efficace nel combattere gli effetti quotidiani della crisi indotta dalla globalizzazione capitalista.

La lista ‘una città in comune’ ritiene che la promozione di criteri etici e sociali debba imperniare i compiti della nuova amministrazione. Questi criteri implicano un miglioramento della qualità dei servizi erogati e delle condizioni di lavoro, innescano circoli virtuosi nella filiera locale, e più in generale possono contribuire a una transizione sostenibile. Per questo il Comune deve proporsi come primo consumatore critico, innanzitutto attraverso la regolamentazione di questi criteri nei consumi diretti della pubblica amministrazione, ma anche nella produzione di beni e servizi dati in gestione ad altri soggetti. Questa logica deve essere progressivamente estesa a tutti quei settori in cui il comune contribuisce in modo diretto o indiretto.

L’amministrazione comunale inoltre deve promuovere sviluppo e attività di aziende locali, favorendo la filiera corta nella produzione e nel consumo alimentare, e i settori manifatturieri ad alta innovazione tecnologica e di qualità. Ripartire dal locale permette di riportare le reti diffuse sul territorio a essere un elemento qualificante nel sostegno alle attività economiche, aprendo alla possibilità di offrire prodotti a costi sostenibili e di qualità.
Per rilanciare il commercio e l’artigianato proponiamo, inoltre di istituire una Carta che promuova acquisti trasparenti e locali, che mettano in rete esercizi di prossimità, dando sconti, per contrastare evasione e caro vita. Queste reti saranno in grado di recuperare e promuovere i vecchi mestieri contribuendo al riuso e alla riparazione con un impatto positivo anche sulla salvaguardia ecologica e sulla riduzione dei rifiuti.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Una città in comune: "Il Comune primo consumatore critico"

PisaToday è in caricamento