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La parola al tribunale: il Pisa si difende nel caso plusvalenze

I nerazzurri sono sicuri di dimostrare la correttezza dell'operazione di mercato che portò Stefano Gori alla Juventus e Leonardo Loria a Pisa

Il giorno è arrivato: questa mattina, attorno alle undici, i legali del Pisa Sporting Club, affiancati da Giovanni Corrado, hanno preso virtualmente posto nell'aula del Tribunale federale per rispondere e difendersi dalle accuse di plusvalenza fittizia e manipolazione del bilancio ai fini dell'iscrizione al campionato di Serie B. La vicenda è arcinota: nel mirino della Procura della Figc, tra le oltre 40 operazioni di calciomercato finite sotto la lente d'ingrandimento della giustizia sportiva, che coinvolgono complessivamente 11 società tra Serie A (Juventus su tutte), B (Pisa e Parma) e C, c'è quella che nell'estate del 2020 certificò il passaggio di Stefano Gori alla Juventus per 3,2 milioni di euro e di Leonardo Loria che completò il percorso inverso alla cifra di 2,4 milioni.

La società nerazzurra è sicura della bontà e della trasparenza dell'operazione di mercato, tanto da definirla un vero e proprio vanto. E, francamente, si fatica a dare torto al club di via Battisti. Stefano Gori, prelevato a parametro zero dopo il fallimento del Bari nell'estate del 2018, a suon di prestazioni eccezionali nel campionato di Serie C (vinto ai playoff) e nel torneo successivo in B (per distacco il miglior portiere del campionato), si guadagnò le attezioni di tantissime squadre di alto lignaggio. Il Pisa, forte del contratto in essere con il giocatore, si mise al tavolo delle trattative con la possibilità di strappare l'accordo più vantaggioso possibile per le casse societarie. E questa possibilità si concretizzò quando la Juventus propose lo scambio con Loria e un conguaglio di 800mila euro.

Secondo la Procura federale questa operazione fu il frutto di un'ipervalutazione dei cartellini di Stefano Gori e Leonardo Loria: un parere costruito in primis sul valore di mercato indicato dal sito Transfermarkt.it (costruito e aggiornato da semplici appassionati del calcio, non da operatori del settore e quindi, come tale, oggetto di valutazioni soggettive e completamente opinabili); e in seconda battuta su un algoritmo realizzato partendo dai numeri segnalati sul portale e proposto come strumento per dipanare la matassa. Con l'intento di assoggettare un 'bene' da sempre svincolato dai normali parametri delle regole di mercato, quali le prestazioni e i cartellini dei calciatori, alle tradizionali procedure di compravendita di un immobile, di un'auto, di un pezzo di pane o del carburante.

Cosa rischia il Pisa?

Partendo dai dubbi legati alla trasparenza dello scambio Gori-Loria, la Procura federale ha messo nero su bianco anche una deduzione che, di nuovo francamente, ha ben poco di logico. L'operazione, secondo l'accusa, ha portato nelle casse nerazzurre 500mila euro di eccedenza rispetto a quanto avrebbe incassato da una compravendita 'non gonfiata'. Proprio i soldi necessari per certificare l'iscrizione al campionato di Serie B 2020-21. Ed è qui che scricchiola l'intera tesi della Procura. Per due ordini di motivi. Primo: come è possibile certificare, dopo due anni, che lo Sporting Club non aveva a disposizione i soldi necessari all'ottenimento della licenza della Figc e che soltanto manipolando il bilancio, grazie ai frutti della plusvalenza fittizia, ha potuto iscriversi alla cadetteria?

Secondo: i bilanci del Pisa sono pubblici e liberamente consultabili dopo la ratifica e la chiusura dell'esercizio annuale dei soci. Non sono mai emerse criticità né fragilità finanziarie. Giova ricordare che annualmente la Covisoc passa al setaccio tutti i documenti contabili delle società professionistiche e mai ha sollevato dubbi o perplessità sulla solidità e sull'affidabilità del sodalizio nerazzurro. Che, inoltre, paga con regolarità (e in qualche caso anche con diversi giorni di anticipa) tutte le mensilità dei propri dipendenti, senza saltare mai neanche un versamento dei contributi. Si parla di cifre ben maggiori dei 500mila euro che, secondo la Procura, mancavano alle casse societarie nell'estate del 2020 per perfezionare l'iscrizione alla Serie B.

Ad ogni buon conto la Procura è convinta delle proprie accuse e toccherà al Pisa e ai suoi legali difendersi e dimostrarne la totale infondatezza. A livello squisitamente teorico i nerazzurri rischiano la penalizzazione in classifica, che sarebbe da scontare nel torneo in corso, o addirittura l'esclusione dal campionato. Questo a norma di regolamento. Ma all'atto pratico la Procura non andrà oltre la richiesta di una corposa ammenda ai danni dello Sporting Club e, verosimilmente, una maxisqualifica all'amministratore delegato Giovanni Corrado. Una sentenza verso la quale la difesa nerazzurra farà ricorso per ottenere un corposo sconto. Ma tutti i timori legati alla beffa di perdere posizioni preziosi in classifica sono sicuramente cancellati.

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