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Cronaca

Pisa-Livorno a Sanremo tra le battute di Crozza: "Quante Italie dentro l'Italia?"

Dopo il servizio delle Iene, la storica rivalità tra Pisa e Livorno arriva anche a Sanremo, dove Maurizio Crozza ne fa un simbolo per dimostrare quanto l'Italia sia disunita e ingovernabile

Prima puntata scoppiettante per il Festival di Sanremo: ieri sera dopo le performance di alcuni cantautori italiani è andato in scena lo sketch del comico Maurizio Crozza che, dopo aver imitato il Cav. Silvio Berlusconi, ha parlato per qualche minuto del sentimento di disunione che continua a frammentare il nostro Paese, citando anche il caso della rivalità tra la "Sparta e l'Atene toscana": Pisa e Livorno.

"Quante Italie ci sono dentro l'Italia?" È proprio con questa frase che Crozza anticipa la sua battuta sull'accorpamento provinciale dei due comuni, che solo un paio di mesi addietro ha infiammato gli animi di molti cittadini delle due Province. Un vero e proprio caso nazionale di cui  si è occupata da poco anche la trasmissione 'Le Iene'.

La battaglia campanilistica è riuscita a finire anche in una delle vetrine mediatiche più attese e importanti di sempre, scelta come simbolo massimo della disunione italiana. Segno di come non si riesca a essere coesi, pur appartanendo ad un unico stato. "Non siamo un Paese solo - echeggia sardonicamente - noi siamo tanti paesi tenuti insieme con lo sputo, rimarremo sempre gli stati disuniti d'Italia".

>>> MAURIZIO CROZZA A SANREMO <<<

"Hanno provato ad accorpare le Province, come Pisa e Livorno - continua Crozza sul palco dell'Ariston -  ma è scoppiata una rivolta. Noi in Italia ogni 10 chilometri ci odiamo. Come si fa a governare un paese del genere? Nella nostra storia abbiamo avuto comuni, signorìe, quattro Repubbliche Marinare, avevamo i Borboni, il Regno delle due Sicilie e il Re del Piemonte governava il Regno di Sardegna. Qui non si è mai capito niente".

Ora l'accorpamento in un'unica Provincia è un ricordo lontano, restano solo gli strascichi e le cicatrici di una battaglia contro i mulini a vento. Non sono più le battute dialettali, i manifesti da stadio o il simpatico sfottò, è la satira di Crozza: quella amara, che non sempre fa ridere tutti. Passi che erano le ultime ore di martedì grasso, ma quest'odio comincia a non sembrare più così caricaturale.

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