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Cronaca

Sentenza Logli, emergono le motivazioni: "L'amante e problemi di soldi, poi la lite"

Diffusi i contenuti di quasi 50 pagine di spiegazioni della Cassazione. Confermato l'impianto dell'Appello. Resta il vuoto sulla dinamica dell'omicidio e della sparizione del corpo

Dopo la conferma della condanna a 20 anni di carcere per omicidio volontario e distruzione di cadavere per Antonio Logli, con la sentenza della Cassazione dello scorso luglio, era già chiaro come le motivazioni della Suprema Corte avrebbero validato la ricostruzione accettata dalla Corte di Appello di Firenze. Il processo, seppure indiziario come riconosciuto dai giudici fiorentini, si chiude così con l'ultimo atto formale, i cui contenuti sono stati diffusi dai quotidiani locali e nazionali in queste ore. Un epilogo che, tuttavia, non è riuscito a ricostruire esattamente come sia avvenuto l'omicidio e la distruzione del corpo. 

Nelle quasi 50 pagine di sentenza la Cassazione tratteggia la personalità di Roberta, molto legata ai figli, ed il contesto di crisi familiare in cui la vicenda si è inserita. Ha pesato la relazione, nota a Roberta, di Antonio con Sara Calzolaio, questa amica e collaboratrice della vittima. Secondo i giudici Roberta pensava alla separazione dal marito, una scelta che avrebbe peggiorato la situazione patrimoniale di Antonio. In questo quadro è stato ricostruito quanto accaduto nella notte fra il 13 e 14 gennaio 2012.

"Mentre la moglie stava compiendo ordinarie attività domestiche prima di coricarsi - si legge - avendo già indossato l'abbigliamento da notte descritto dalla figlia Alessia, [Logli] si era ritirato in soffitta ed era stato impegnato in tre conversazioni con la Calzolaio, l'ultima delle quali, iniziata alle ore 00.17, si era interrotta bruscamente". Un fatto che sarebbe legato alla successiva uscita dall'abitazione di Roberta: "Lei aveva improvvisamente abbandonato l'abitazione senza indossare altri indumenti, né prelevare oggetti di qualsiasi tipo", con la Cassazione che conferma l'ipotesi secondo cui "l'unica spiegazione possibile e ragionevole è che fosse stata indotta a ciò da una forte emozione e da un forte timore per la propria incolumità dopo avere avuto la certezza, spiandolo, che il marito avesse ancora una relazione con un'amante e che costei fosse proprio l'amica e collaboratrice Sara Calzolaio".

A quel punto "il Logli, accortosi della fuga della moglie per i campi, senza essersi coricato a letto, era uscito a bordo della sua Ford Escort e si era posizionato lungo la via Gigli in luogo in cui aveva ritenuto di poterla intercettare, ove era però stato visto e riconosciuto dai coniugi Gozi-Gombi nonostante il tentativo di nascondere il volto con la mano. Consapevole di ciò aveva fatto rientro a casa, distante da quel punto appena 700 mt., ove aveva lasciato in tutta fretta l'auto sul vialetto e prelevato l'utilitaria Citroen C 3 della moglie e si era recato nuovamente in via Gigli, ove aveva effettivamente incontrato la Ragusa, tanto che il cane molecolare aveva fiutato traccia della sua presenza".

Infine la lite, con la definitiva sparizione di Roberta. La Cassazione però è costretta a lasciare il vuoto sulle modalità e, com'è noto, nemmeno il cadavere è stato mai ritrovato. "Logli aveva litigato con lei e l'aveva costretta a forza a salire sull'auto - conclude la sentenza - venendo visto e sentito dal Gozi, mentre la Gombi aveva percepito le grida dalla sua abitazione senza poter comprendere da chi provenissero. Abbandonato il luogo in tutta fretta, l'aveva quindi condotta in altro luogo rimasto ignoto per poi sopprimerla con modalità anch'esse non potutesi accertare e farne sparire definitivamente, almeno sino ad ora, il corpo". 

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