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Cronaca

San Rossore, parere legale sulle aree contigue: "Prevale comunque la pianificazione del Parco"

L'associazione La città ecologica è contraria agli interventi normativi dei singoli comuni, temendo uno sfruttamento eccessivo delle aree

Continua il confronto pubblico sul Piano Integrato del Parco San Rossore. Il nodo è la classificazione delle 'aree contigue' e la competenza a normale sulle stesse, fra la direzione più stretta del Parco e quella più tesa allo sfruttamento che potrebbero applicare i singoli comuni. Il Comitato Permanente per la difesa di Coltano ha richiesto allo Studio Legale D'Antone - De Lorenzo - Bottone un 'Parere Pro Veritate' sull'elaborazione del Piano Integrato del Parco San Rossore, proprio per chiarire "a chi spetti la pianificazione urbanistica delle 'Aree Contigue' che dovessero essere individuate nel Piano stesso, se al Parco o ai Comuni nel cui territorio ricadessero le aree". E' così che si interroga l'associazione ambientalista La città ecologica, che anzi in base al parere fornito dai legali non avrebbe dubbi: è il Parco a dover 'tenere le redini'. E critica l'approccio di eccessiva apertura del gestore. 

"Il Parco ha dato per scontato fin dall'avvio del procedimento - attacca l'associazione - che le aree già pianificate dal PTC e classificate come 'Esterne funzionalmente connesse' (circa 10.000ha su 24.000ha totali circa) dovessero essere classificate nel Piano Integrato come 'Contigue' e che la loro pianificazione dovesse essere affidata ai Comuni attraverso i loro Piani Strutturali, con il Parco che potesse dare su di esse solo le direttive nelle materie previste dal comma 1 dell'Art. 32 della Legge 394/1991 e cioè: 'caccia, pesca, attività estrattive e tutela dell'ambiente'. Di fatto quasi metà del Parco passerebbero sotto la pianificazione dei comuni, in pratica non sarebbero più Parco. Il Parco non ha voluto confrontarsi su questo con le Associazioni Ambientaliste. Ha preferito confrontarsi con i rappresentanti delle Associazioni Venatorie e dei Balneatori; oltre con i partiti. Comportamento palesemente bizzarro".

Il Parere pro veritate mette in evidenza come la L.R, n. 30 del 19 marzo 2015 all’art. 124 prevederebbe che "nelle aree contigue al parco, le disposizioni del piano integrato del parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, concernenti la materia urbanistica ed edilizia [..] si sostituiscono alle disposizioni difformi contenute negli strumenti urbanistici degli enti locali competenti". Quindi in forza di tale articolo "il Parco di MSRM - scrive La città ecologica - ha il diritto ed il dovere di pianificare urbanisticamente anche le aree contigue, esattamente come ha fatto al momento dell'approvazione del PTC con le Aree esterne funzionalmente connesse".

Ancora critica l'associazione: "Certo appare strano che debba essere un parere legale richiesto da un Comitato di cittadini a richiamare il Parco ai suoi diritti (ed ai suoi doveri), un Parco che sembra quasi che non veda l'ora di perdere potere su quasi metà del suo territorio per consegnarlo alla pianificazione dei Comuni. Non si ricorda un comportamento simile da parte di altro Ente pubblico; solitamente gli Enti ambiscono ad aumentare le aree di propria competenza, mai a diminuirla".

"Vogliamo ricordare - conclude - che il Parlamento europeo approvando la Strategia per la Biodiversità al 2030 ha fissato l'obiettivo del 30% del territorio europeo protetto al 2030. L'Italia era al 11% (dati Ispra 2019) e la Toscana intorno al 7% a quella data (ci sono regioni al 28%) quindi al di sotto della media nazionale. Cosa ci si aspetterebbe in questo contesto stilando un Piano Integrato di un Parco? Che tutti i 24000ha del Parco MSRM fossero classificati Aree Interne e che si individuassero ulteriori Aree Contigue in ampliamento dell'area di protezione. Se questa linea che La Città ecologica auspica trova oggi pochi consensi è perché il Parco è da tempo che non riesce a svolgere appieno i propri compiti in tutti gli ambiti di propria competenza, a partire dal controllo ecologico degli equilibri tra flora e fauna, soprattutto a causa della continua diminuzione da parte della Regione dei finanziamenti e quindi del personale addetto alla vigilanza, ai servizi amministrativi, alla direzione scientifica".

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