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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Nuove difficoltà e fatica, ma gambe e cuore reggono: bis del 'Tor de Géants' per i corridori pisani

Marcello Villani e Francesco Saviozzi hanno concluso la gara estrema della Valle d'Aosta, fra le più dure del mondo

I giganti della Valle d'Aosta come insegnanti, il pensiero di un'amicizia e degli affetti a suggerire le risposte alle domande che la montagna ti fa. Marcello Villani e Francesco Saviozzi ce l'hanno fatta ancora una volta: la scorsa settimana hanno concluso per la seconda volta il 'Tor de Géants', la gara trial estrema che fa a piedi il giro della regione. C'è voluta tutta la forza di volontà di cui i due disponevano per percorrere i 330 chilometri del tracciato. L'obiettivo era fare anche un buon tempo, Marcello c'è riuscito, Francesco no. Lui ha fatto di più, ha resistito a problemi "che se succedevano a me - dice Marcello - ero tempo zero all'ospedale di Aosta". 

La gara, fra le più dure al mondo, ti mette sempre di fronte a grandi difficoltà. "Io avevo dolori all'inguine, lui al ginocchio. Non hanno inciso, grazie al dottor Bonciani, così come anche il tempo è stato clemente. Io ho chiuso in 122 ore, sono molto contento, ed ho potuto vedere parti della montagna che avevo percorso la volta precedente solo di notte. E' stato fantastico. Francesco invece voleva stare sotto le 100 ore, ma ha sforato di una decina a causa di un'infezione". "L'ematuria (sangue nelle urine ndr) mi è apparsa dopo 70km e me la sono portata dietro fino ad Ollomont, cioè intorno al 300km - racconta il podista - un calvario che mi ha rallentato molto. In discesa continuavo a perdere tempo, soprattutto nelle lunghe discese già complicate e doloranti a causa del ginocchio. Conoscersi è difficile, scoprirsi è stupendo, e quando vuoi maledettamente qualcosa non puoi cadere". "Salendo al Col Champillion - conclude Francesco - mi sono imbattuto in una targa con su scritto un’epitaffio che diceva: 'Tra due strade che puoi percorrere scegli quellain salita ti farà scoprire quanto vali'. Così è stato e ne sono felice".

Decisivi per la salute del corridore estremo sono stati i medicinali recuperati dalla compagna di Marcello: "In queste gare - spiega - è previsto un accompagnatore che può farti pervenire presso le basi vita eventuali prodotti necessari. Così c'è stata la corsa in farmacia. Nelle prime due basi ci siamo anche incontrati con Francesco, poi siamo rimasti in contatto via telefono. E' stato fortissimo". Anche Marcello ha avuto il suo momento di crisi: "Nei primi ristori bevo sempre un po' di cola. Forse ne ho bevuta appena di più del solito e la notte, quell'ora di sonno che di serve per riprenderti, non sono riuscito a dormirla. Così la mattina mi sono trovato le gambe durissime. Facevo tanta fatica, così poi mi sono fatto fare un massaggio e mi è venuto un enorme sfogo... ho scoperto così di essere allergico all'olio di mandorle. Una situazione assurda!". Francesco è arrivato di notte, Marcello a mezzogiorno: "Quando sono arrivato l'ho visto ad aspettarmi. Gli ho fatto scavalcare la transenna per chiudere al tragardo insieme. Lo volevo con me dopo questo nuovo viaggio, la nostra amicizia va oltre tutto, è stato molto emozionante".

La gara è in solitaria, ma mai in solitudine

L'esperienza del viaggio viene condivisa da chi vive insieme ai due giganti. Questo è il pensiero che la moglie di Francesco, Elisa Passeri, ha riservato al marito: "Questo Tor è stato di grandissimo insegnamento, per tutti. Che sei un cavallo di razza (cit. Guru) lo sappiamo ormai, sappiamo anche che in condizioni normali e di miglior preparazione saresti riuscito nel tuo intento di chiuderlo in meno di 100 ore. Che sei uno che ha grandi risorse mentali e di concentrazione ce ne eravamo accorti in tutti questi anni. Solo tu forse non ne sei pienamente consapevole. Ma questa volta ci hai anche insegnato ad andare avanti nonostante tutto, ad inseguire un sogno, nonostante le cose cambino in corsa, a non perdere di vista l'obiettivo. Sicuramente questa volta, che sia il tuo ultimo Tor come dici te, oppure no, l'amarezza  di non averlo chiuso in 100 ore deve lasciare spazio all'orgoglio e alla gioia di aver spostato l'asticella della conoscenza dei propri limiti molto ma molto più in là. Cosa, questa, di cui io sono orgogliosissima, che insegneremo ai nostri figli e cosa in cui te sarai certamente molto più bravo di me!".

Così ha fatto anche Emilia Chinali, compagna di Marcello: "In questi giorni mi è stata fatta spesso una domanda: 'Ma chi te lo fa fare?'. In genere era posta da altri concorrenti del Tor che mi vedevano arrancare paonazza su qualche salita... nel vostro senso opposto... alle ore più improbabili... mentre cercavo di raggiungere il rifugio per intercettarti e vederti! Rispondevo sempre, col sorriso un po' rassegnato, 'ehhhh l'amore!'. Che poi in quella parola 'amore' avrei voluto dire: 'lo seguirei in capo al mondo, se fosse necessario!'. Perchè è la verità: stare al tuo fianco è un privilegio. Prima del Tor, durante, e dopo".

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