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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Castelnuovo di Val di Cecina

Trappola e agguato mortale a colpi di pistola, secondo il codice 'Kanun'

Procura e Carabinieri di Pisa hanno esposto i dettagli dell'indagine che ha portato alla custodia cautelare in carcere di 5 persone per l'omicidio di Elson Kalaveri a Sasso Pisano, il 18 agosto 2022

Condannato a morte da almeno due mesi, secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti. Forse fin dal 2019, anno in cui è morto il fratello del presunto mandante dell'omicidio consumatosi lo scorso 18 agosto 2022 a Sasso Pisano. Perché così impone il 'Kanun', il codice di diritto consuetudinario albanese, da cui prende il nome la stessa operazione di Carabinieri e Procura di Pisa. A sparare 16 colpi di pistola contro Elson Kalaveri sono due assassini, si immagina prezzolati, aiutati anche da un terzo di supporto, con l'aiuto fondamentale di un basista. Quest'ultimo sarebbe l'aggancio che ha convinto con una scusa la vittima a presentarsi nel luogo e nell'ora stabiliti per l'agguato. 

E' questa la ricostruzione, per sommi capi, della complessa indagine che ha portato stamani, 15 settembre, all'arresto di 5 persone. Il blitz per l'esecuzione delle custodie cautelari in carcere c'è stato intorno alle 3.30 di stamani, con impiegati decine di militari. Quattro le località coinvolte: chi avrebbe ordinato l'omicidio, un 41enne albanese, è stato bloccato nel Paese d'origine; il basista, connazionale di 42 anni, è stato preso a Castelnuovo Val di Cecina. I tre esecutori sono invece italiani e sono stati fermati due nel napoletano e uno in provincia di Pescara. 

"Sono state fondamentali le prime ore dell'indagine - ha spiegato in conferenza stampa il procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Porpora - con le analisi sul territorio delle telecamere, utili a ricostruire tutti gli spostamenti dei sospettati. Durante l'anno di indagine sono state attivate dispendiose intercettazioni, per ricostruire il movente e rintracciare gli indagati". "I primi elementi raccolti che hanno indicato l'intento omicida - ha illustrato il titolare dell'indagine, il sostituto procuratore Giancarlo Dominijanni - risalgono al giugno 2022. La vittima si spostava, la sua presenza in Italia e nei luoghi indicati è stata segnalata ai sicari dal basista, con gli autori materiali che poi sono giunti in giornata da Napoli per eseguire il piano. Non ci sono riscontri circa conoscenze pregresse, per questo presumiamo ci sia stato un pagamento".

Il movente è la vendetta, come imporrebbe la consuetudine 'Kanun', modello che per come viene tramandato porrebbe l'obbligo di vendicare l'uccisione di consanguinei. Elson Kalaveri nel 2014, secondo quanto ricostruito, in Albania, si sarebbe difeso da un'aggressione finendo per sparare a colui che poi era il fratello dell'arrestato. E' morto nel 2019 per complicazioni legate alle gravi lesioni riportate. 

L'agguato il 18 agosto 2022 sarebbe stato eseguito materialmente da due dei tre sicari, un 26enne e un 45enne (il terzo di supporto ha 30 anni). La preparazione ha richiesto di attirare la vittima in una trappola: il basista, che evidentemente conosceva Kalaveri, ha detto a questi di voler saldare un debito, dandogli quindi appuntamento nella località pisana. Il piano si evincerebbe anche da una conversazione raccolta dagli inquirenti fra mandante e basista proprio in questo senso. L'appuntamento in un bar avviene intorno alle 17. Dopo quasi un'ora in zona arrivano le due auto con a bordo gli assassini, prima la Lancia Y con due figuri vestiti di scuro, poi una Fiat 500; entrambe hanno targhe contraffatte. L'incontro di lì a breve termina. La vittima poco dopo è in macchina con un conoscente alla guida, entrambi ignari di tutto. La loro Mercedes finisce nel punto deciso per l'esecuzione, che brutalmente avviene: i due della Lancia Y aprono il fuoco espoldendo 16 colpi, alcuni di questi fatali. Poi la fuga verso il napoletano delle due auto. 

"L'indagine ha richiesto un grande lavoro e un ottimo coordinamento con la Procura - ha sottolineato il comandante provinciale Mauro Izzo - non è stato lasciato niente al caso. Per capire vi dico un dettaglio: abbiamo ricostruito nei particolari l'accaduto, abbiamo tracciato il tragitto delle auto in autostrada fino a trovare il tagliando del casello, raccogliendovi le impronte digitali dei sospettati". Ulteriore elemento di difficoltà degli accertamenti è stato il contesto nel quale i militari si sono dovuti muovere: "Da un lato, Sasso Pisano è un'area di confine fra le province di Pisa, Grosseto e Livorno, e conta centinaia di residenti di origine albanese. Dall'altro per i sospettati abbiamo operato nel casertano, Villa di Briano, zona Casal di Principe. Sapevamo fin da subito che non avremmo avuto vita facile nel raccogliere riscontri".

Non sono state trovate le armi del delitto, mentre restano ancora da capire i profili criminali degli arrestati, per quanto, stando alla ricostruizione dei fatti, appare evidente una caratura di rilievo. Al momento, però, non risultano legami con la criminalità organizzata. "Vorrei dedicare questo successo investigativo - ha concluso Porpora - a due operatori dei Carabinieri. Uno è il luogotenente Davide Scarso, purtroppo scomparso prematuramente, che si era occupato dell'indagine; l'altro è il luogotenente Antonio Giovanni Cafici, recentemente andato in pensione, uno dei migliori investigatori con i quali abbia mai lavorato". 

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